"Il medico, avvalendosi di mezzi appropriati allo stato del paziente deve adoperarsi per alleviarne le sofferenze, anche in caso di rifiuto o di revoca del consenso al trattamento sanitario indicato dal medico. A tal fine, è sempre garantita un’appropriata terapia del dolore con il coinvolgimento del medico di medicina generale e l’erogazione delle cure palliative». È questo il contenuto dell'emendamento proposto da Mario Marazziti (presidente della commissione Affari sociali della Camera) che ha superato un importante ostacolo: la Camera ha approvato il primo articolo sulla proposta di legge riguardo al biotestamento.

326 i voti favorevoli, 37 i contrari e 4 gli astenuti. Manca solo il benestare del Senato.

“Ho provato a rendere possibile un metodo che definirei 'costituente' - dichiara Marazziti - Con questa legge credo che il Parlamento abbia ritrovato la sua centralità, in un Paese diviso come il nostro, non è poca cosa”.

Biotestamento non significa eutanasia

Estremamente diversi il testamento biologico e l'eutanasia, per questo da non confondere. Il primo, infatti, esprime "la volontà da parte di chi fa testamento - quando è ancora senziente - riguardo i trattamenti terapici che accetterebbe se colpito da malattie invalidanti o irreversibili". La seconda, invece, implica la "morte non dolorosa di un paziente, procurata deliberatamente con la somministrazione di un farmaco letale, oppure con l’assunzione da parte della persona malata di un farmaco letale preparato da un medico".

L'articolo che ha trovato beneplacito proprio in questi giorni disciplina il consenso informato, degnando il malato di conoscere tutte le informazioni disponibili sulla propria salute e sulla propria malattia. In particolare, esso prevede la possibilità del paziente di rifiutare anche l'idratazione e la nutrizione artificiali.

Tra le novità introdotte, l'autonomia del medico nell'attuare le volontà del malato: 'Non ha obblighi professionali, è esente da responsabilità civile o penale'. Dunque il dottore ha il vantaggio di decidere se staccare la spina del proprio paziente, ma non lo esonera dal trovare un sostituto della stessa struttura, disposto ad intervenire, rispettando così le disposizioni dell'infermo.

Quando la morte diventa un diritto

Proprio su questa ultima parte si annidano i maggiori dubbi. Non tutti sono d'accordo con quanto scritto. Tra questi, i 5 Stelle della Commissione Affari Sociali, che definiscono la proposta sulla libertà del 'camice bianco' come 'obiezione mascherata, che può creare un vulnus sull’impianto del provvedimento'. Ha detta di molti il suddetto risulta un passaggio poco chiaro, che potrebbe mettere i bastoni tra le ruote al diritto di morire degnamente.

In ogni caso si dovrà attendere ancora un po' per avere una risposta definitiva ad una questione estremamente complessa, ma che ora come mai, sempre più, necessita di fornire delucidazioni.