Secondo una inchiesta di Report, andata in onda nella serata del 3 aprile, è emerso come gli ospedali sterilizzino oggetti monouso destinati ai piccoli nati. In pratica negli ospedali italiani, il 95% dei biberon e tettarelle utilizzati nei reparti di neonatoligia, vengono sterilizzati con l'ossido di etilene. Questa è una sostanza cancerogena. Viene spruzzato per sterilizzare, dopodichè avviene la fase di degassazione, dove il "veleno" viene eliminato. Il grosso problema è che analisi di laboratorio hanno rilevato delle tracce della sostanza nei prodotti sterilizzati, sostanza che i neonati assumono nel momento in cui usano questi dispositivi medici.

Il problema è molto grave, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha parlato di "rapporto diretto tra ossido di etilene e leucemia". Non è finita qui, perché si parla anche di tumori allo stomaco, pancreas e cervello. Durante il servizio di Report viene intervistato un ricercatore dell'Istituto Ramazzini di Bologna, Marco Manservigi, che conferma gli effettivi danni che provoca questo gas. Inoltre aggiunge che può dare gravi problemi all'apparato riproduttivo, quindi influire sulla riproduttività. Questi danni possono essere trasmessi ereditariamente.

La domanda nasce spontanea: come mai la maggior parte dei reparti di neonatologia utilizza questa sostanza? Altro esperto spiega che nell'Ue l'ossido di etilene non può essere utilizzato sui contenitori che vengono a contatto con sostanze alimentari, ma se i biberon o tettarelle vengono venduti come "dispositivi medici" il problema viene bypassato.

E come spesso capita le alternative, che non incidono negativamente sulla salute, ci sono, ma ovviamente costano di più. In particolare si potrebbe ricorrere a raggi beta, ma ciò costerebbe allo stato 22 centesimi in più a tettarella. 22 centesimi che permetterebbero ai neonati di non essere esposti al rischio di tumori. In pratica lo stato investe tantissimo nella campagna a favore dei vaccini, per evitare danni provocati da alcune patologie.

Però contemporaneamente non fa nulla davanti a una situazione del genere che comporterebbe una spesa sicuramente inferiore a quella del piano vaccinale e dovuta. Quindi, fino a che punto lo stato tutela la categoria che dovrebbe essere quella più a rischio?