Qualsiasi essere umano prima o poi deve fare i conti con un rifiuto, sul piano personale, o lavorativo. Ma basta un po’ di attenzione per rendere una pillola molto meno “amara”. E’ infatti sempre meglio, per il benessere di chi abbiamo di fronte, rifiutare apertamente piuttosto che ignorare la persona che incasserà il nostro “No”. Un risvolto particolarmente utile e concreto di questa teoria lo si riscontra nell’ambito del trattamento dei candidati durante i processi di selezione lavorativa. Come segnalano, infatti, gli psicologi dell’Università di Basilea e della Purdue University di West Lafayette (USA) all’interno del Giornale Ufficiale di Personalità e Psicologia sociale, gli individui sono molto sensibili anche a segni piccolissimi di esclusione sociale, in quanto ciò minaccia seriamente bisogni umani fondamentali quali le esigenze di 'autostima', 'appartenenza', 'riconoscimento sociale'.

Data la mancanza di un numero consistente di studi sull’argomento, questi esperti si sono dedicati a ricercare quali fattori possano “migliorare” o attenuare le emozioni negative, successive al rifiuto e all’isolamento sociale, indagando su ciò che può rendere queste sensazioni più sopportabili.

Qualsiasi forma di riconoscimento aiuta

Tra gli esperimenti svolti per appurare le ipotesi appena descritte, i ricercatori hanno collocato dei partecipanti all’interno di un gioco virtuale di lancio di una palla. E, in seguito, analizzato la risposta psicosomatica dei giocatori quando non ricevevano più alcun passaggio dai compagni, sperimentando dunque una condizione di isolamento sociale più brutale.

Oppure ancora, hanno ricreato una situazione di simulazione di ricerca di un appartamento, in cui erano ammesse e applicate di fatto risposte minime positive e neutre, accanto al rifiuto. Ciò ha dunque creato, seppur piccolo, uno spazio di attenzione all’individuo. Ebbene, in questi e in altre decine di esperimenti volti a valutare il “peso” del rifiuto sociale, è emerso che in presenza anche di una piccola indicazione di attenzione o di segnale di integrazione, la quantità di angoscia si riduceva in modo significativo.

Una scoperta utile

Suddette ricerche hanno arricchito il mondo della psicologia del Lavoro, in quanto stimolano i capi dirigenziali e gli imprenditori a comunicare spesso con i dipendenti, anche in caso di situazioni spiacevoli, delucidando i motivi di eventuali critiche o lamentele, piuttosto che il silenzio totale. Ma hanno anche aperto uno spiraglio in più nell’ambito di uno dei più grandi SOS del nostro tempo: quello del bullismo e della violenza psicologica in generale. Il fardello dell’indifferenza può infatti essere valutato in quanto ulteriore arma contro la vittima o, d’altra parte, come fattore di sviluppo dell’atteggiamento del “bullo” stesso.