Ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali e TV nazionali, l’imponente incendio sviluppatosi venerdì 5 maggio nello stabilimento Eco X di Pomezia, a pochi km a sud di Roma. Per la natura dei prodotti stoccati presso la ditta, nonché per la presenza di eternit nella copertura dei capannoni, le autorità hanno fatto scattare immediatamente una serie di provvedimenti cautelativi.

Molti incidenti nonostante diverse norme per prevenirli

Agosto 2009, un incendio nella discarica di amianto di Valle Gaia. Febbraio 2016, un vasto incendio in un centro commerciale, divampato nel cuore della Città e durato 24 ore.

Giugno 2016, vasto incendio nella discarica di Roncigliano, al confine con Albano. Ora l’incendio alla Eco X. Tutti incidenti con un forte impatto ambientale sulla Citta di Pomezia, che conta 60 mila residenti ma interessano 100 mila persone se si considera l’elevato pendolarismo quotidiano essendo un importante centro industriale. E in estate, con il turismo e i residenti stagionali sul litorale di Torvaianica, si arriva a 200 mila.

Quindi un bacino residenziale molto sensibile dove le precauzioni dovrebbero essere ai massimi livelli, come previsto dalle norme vigenti in termini di sicurezza, molto stringenti. Un incidente può sempre capitare ma i sistemi antincendio, attivi e passivi, il controllo dei materiali, le procedure di sorveglianza dovrebbero assicurare interventi immediati e scongiurare importanti impatti sull’Ambiente.

Invece assistiamo ad una serie di eventi dagli esiti devastanti sui territori e sulla loro economia, oltre agli effetti per la salute dei cittadini.

Verrebbe da dire, “c’è qualcosa che puzza (!)” ma non per quello che sente il nostro naso ma per il susseguirsi di questi eventi. Ancora una volta i cittadini di Pomezia - ma anche dei comuni limitrofi come Ardea, Albano, Aprilia, fino all’ EUR, zona sud di Roma - devono fare i conti con un inquinamento ambientale da fibre di amianto che, dopo il nucleare, è l’agente inquinante che maggiormente preoccupa.

I tetti della Eco X erano di amianto incapsulato, ovvero trattati con una resina per impedire la dispersione di fibre nell’aria. Ma questo funziona in condizioni normali non in presenza di un vasto incendio che ha distrutto tutto. E non si può escludere la presenza di diossina, normalmente generata dalla combustione di materiale organico (plastica) in presenza di composti clorurati (es.

PVC). Tutti elementi presenti nel sito interessato.

Amianto: effetti sulla salute osservabili dopo decenni

Detto anche asbesto, l’amianto è un insieme di minerali silicati dalla struttura filiforme, estremamente resistente al calore e per questo usato, in passato, come materiale per preparare indumenti e tessuti resistenti al fuoco. Brevettato nel lontano 1901, il cosiddetto cemento-amianto, successivamente conosciuto come Eternit, è stato diffusamente usato per 50 anni nella costruzione di tegole, tubi e altri oggetti di uso quotidiano. Con l’usura, questo materiale diffonde le sue fibre nell’aria. A partire dagli anni ’50 queste fibre sono state associate prima ai casi di asbestosi e poi al mesotelioma pleurico.

Dal 1992 l’amianto è bandito in Italia.

E’ cronaca recente l’inchiesta della procura di Torino, del procuratore Raffaele Guariniello, che ha portato alla richiesta di condanna - per "disastro ambientale doloso permanente" e per "omissione volontaria di cautele antinfortunistiche" - i vertici della ditta di Eternit, responsabile di migliaia di vittime.

Sappiamo che le fibre di amianto sono sottilissime – meno di un millesimo del diametro di un capello – permangono nell’ambiente e sono responsabili del mesotelioma pleurico. Un tumore molto aggressivo ma con un tempo di latenza da 10 a oltre 40 anni. Per questo ancora oggi si registrano casi di mesotelioma di persone esposte all’amianto negli anni ’80.

Il mesotelioma pleurico era poco conosciuto prima degli anni ’50, mentre nel decennio 2010-2020 è atteso il picco massimo di incidenza. Tuttavia è classificato “tumore raro” in quanto colpisce pochi casi ogni 100mila cittadini (maggiormente gli uomini), la sopravvivenza a 5 anni è inferiore al 20%. E’ questo che spaventa i cittadini.