Siamo nell’era della “Target therapy”, ovvero usare i farmaci per colpire non un organo o un tumore ma uno specifico target. Così lo stesso farmaco può essere efficace in diverse forme tumorali mentre, può succedere, che lo stesso tumore, al colon piuttosto che alla mammella, giusto per fare un esempio, non risponda allo stesso modo alla medesima terapia. Infatti non è il tipo di tumore a suggerire la terapia giusta ma il target dove il farmaco va ad agire. Per la prima volta la FDA ha approvato un farmaco, l’anticorpo monoclonale anti-PD-1, Pembrolizumab (Keytruda) per il trattamento di pazienti adulti e pediatrici con tumori solidi non resecabili o metastatici.

Unica condizione è la presenza di un target o biomarcatore: MSI-H (microsatellite instability-high) o dMMR (mismatch repair deficient).

Entriamo nell’era della target therapy

E’ in assoluto un inedito per l’agenzia americana FDA (Food and Drug Administration), l’approvazione di una terapia oncologica non per uno specifico tumore ma per il trattamento di tutti i tumori solidi, l’importante che presentino una specifica caratteristica genetica, un cosiddetto biomarker o biomarcatore.

Questo primato se l’è conquistato Pembrolizumab (Keytruda), un prodotto Merck Sharp & Dohme Ltd. commercializzato da MSD. Si tratta di un anticorpo monoclonale anti-PD-1, capace di attivare il sistema immunitario tramite la stimolazione della proliferazione delle cellule T.

Queste promuovono una reazione immunitaria verso le cellule immunitarie, identificandole come cellule estranee.

Il meccanismo di azione di questo anticorpo è l’interferenza tra una proteina, il ligando PD-L1 e il suo recettore, PD-1 (Programmed cell Death 1). Questa interazione normalmente è alla base della regolazione del sistema immunitario.

L’anticorpo, bloccando i recettore stimola una iperproduzione di cellule T, le cellule killer a protezione del nostro organismo contro agenti biologici (virus, batteri, ecc.) estranei.

In questo caso, affinché il sistema di difesa possa identificare il tumore come un corpo estraneo, le cellule tumorali – indipendentemente dall’organo di origine del tumore e dalla sua localizzazione - devono avere un bersaglio specifico, un biomarcatore: MSI-H (microsatellite instability-high) o dMMR (mismatch repair deficient).

Pembrolizumab (Keytruda) è un farmaco già approvato nella terapia di vari tumori, ma questa nuova indicazione della FDA è per l’uso in pazienti con tumori solidi già trattati con altre terapie e che non dispongono di altre opzioni terapeutiche soddisfacenti.

L’approvazione arriva dopo uno studio clinico

La FDA ha dato disco verde a pembrolizumab dopo i risultati di uno studio clinico su 149 pazienti affetti da bel 15 forme tumorali differenti, dove comunque prevalevano i tumori del colon-retto, dell’endometrio e quelli del tratto gastrointestinale. Di questi 149 pazienti, quasi il 40% è guarito o ha avuto una risposta parziale mentre nel 78% dei casi la risposta alla terapia si è mantenuta per almeno 6 mesi.

Inizialmente, nel 2014, la FDA aveva dato la sua prima approvazione nel trattamento del melanoma con mutazione di BRAF. L’anno successivo fu approvato anche in Europa. Il farmaco è intanto risultato efficace in vari tumori come alcune leucemie, nel tumore al pancreas, in quello al polmone (NSCLC), al rene, all’ovaio, alla cervice uterina, alla mammella, alla tiroide. Per molti di questi sono già arrivate le approvazioni. Forse è stata finalmente individuata la via che porta alla sconfitta dei tumori. Magari non per tutti ma, sicuramente, per molti tumori il destino è segnato.