Negli ultimi anni stiamo assistendo alla rivalutazione della marijuana quale droga vegetale ad uso medicinale. Lo scopo ricreativo euforizzante è solo uno degli aspetti, probabilmente il meno interessante, offerto da una pianta straordinaria come la cannabis. Nota fin dall'antichità (abbiamo reperti storici risalenti a ben 4700 anni fa riguardanti l'uso medicinale della pianta), fu solo dal 1964 che cominciò ad essere messa in luce la sua composizione. Gli scienziati israeliani Yechiel Gaoni e Raphael Mechoulam fu allora infatti che isolarono il componente più attivo della cannabis, il tetraidrocannabinolo (THC).

Solo nel 1992 fu scoperto che i cannabinoidi imitano gli endocannabinoidi, ossia i cannabinoidi che vengono prodotti naturalmente dal nostro organismo. Il corpo produce queste sostanze chimiche a partire da alimenti che contengono gli acidi grassi omega-3 come uova, pollo, pesce e noci.

Cannabinoidi ed infiammazione

Studi e ricerche sulla marijuana continuano a fornire un resoconto impressionante sui benefici per la Salute umana, che vanno dal controllo dell'emicrania al rallentamento dell'invecchiamento cerebrale, ad azioni contro il morbo di Alzheimer, l'epilessia ed altre gravi patologie. Ma sta emergendo anche un'altra proprietà particolarmente interessante, ovvero quella antinfiammatoria, attribuita in particolare al THC.

Infiammazione e risposta immunitaria sono dei meccanismi di difesa importantissimi per il nostro organismo, ma che funzionano un po' come un'arma a doppio taglio: sono infatti necessarie per combattere le infezioni, tuttavia una risposta abnorme ed incontrollata risulta al centro dell'infiammazione cronica, delle malattie cardiovascolari, della demenza, della depressione.

Le diete ricche di cibi anti-infiammatori, come la nostra dieta mediterranea, aiutano a regolare naturalmente l'infiammazione. Molti di questi alimenti sono ricchi di acidi grassi omega-3, che nel nostro organismo vengono convertiti nei già citati endocannabinoidi.

Lo studio sui cannabinoidi da omega-3

L'University of Illinois sotto la guida del Dottor Aditi Das, autore principale dello studio e professore di bioscienze e biochimica, ha condotto un nuovo ed interessante studio sugli endocannabinoidi, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Il Dott Das in un'intervista a Scienze Daily ha spiegato che i cannabinoidi si legano a due tipi di recettori diffusi nel sistema nervoso e nel sistema immunitario: "Alcuni cannabinoidi, come la THC della marijuana o gli endocannabinoidi, possono legarsi a questi recettori e provocare un'azione antinfiammatoria e antidolorifica - ed aggiunge - Il nostro team ha scoperto un percorso enzimatico che converte gli endocannabinoidi omega-3 derivanti in molecole antinfiammatorie più potenti che si legano prevalentemente ai recettori presenti nel sistema immunitario - e conclude - questa scoperta dimostra come gli acidi grassi omega-3 possano produrre alcune delle medesime proprietà medicinali della marijuana, ma senza un effetto psicotropo".

Se da una parte si evince un motivo in più affinché la ricerca continui ad interessarsi dei cannabinoidi della marijuana, con la speranza che possano essere sfruttati per un altro grande vantaggio sanitario, ovvero la gestione dell'infiammazione cronica, dall'altra è bene arricchire le nostre diete con alimenti ad alto contenuto in acidi grassi omega-3, a riconferma dei loro benefici.