Parliamo di due vaccini antitumorali cosiddetti “personalizzati”, il primo studiato su sei pazienti negli Stati Uniti, e il secondo, su tredici pazienti, in Germania. Nel primo caso la risposta è stata completa in 4 pazienti e parziale negli altri due mentre nel secondo caso ben otto pazienti sono guariti. In tutti i casi erano pazienti con tumore in una fase avanzata e con una prognosi non favorevole.

Un nuovo modo di progettare i farmaci

Il concetto di terapia “personalizzata” è quello a cui, con maggiore frequenza, assisteremo nei prossimi anni.

Si tratta di disporre di farmaci efficaci sul singolo paziente, come un abito di sartoria disegnato sulla singola persona. In questo caso si è potuto sfruttare la caratteristica degli epitoti cellulari del melanoma che sono immunogenici e per questo è stato possibile preparare un vaccino “personalizzato” per ogni singolo paziente.

Il vaccino anti-cancro messo a punto dai ricercatori di Boston dalla Dana-Farber Cancer Institute, è diretto contro venti neo-antigeni tumorali. Quattro dei sei pazienti, monitorati per due anni dopo il trattamento, non hanno avuto recidive; i restanti due pazienti avevano comunque avuto una risposta parziale che, con una seconda terapia hanno anche loro avuto regressione della malattia.

Il vaccino anti-cancro messo a punto dai ricercatori tedeschi, dell'Università Johannes Gutenberg di Mainz, è un vaccino a RNA, anche questo diretto contro specifici antigeni tumorali (dieci proteine mutate in ciascun paziente). In questo caso sono stati trattati tredici pazienti. Valutati dopo un anno, di questi otto - che al momento della vaccinazioni il tumore non era ancor diffuso - erano guariti mentre nei restanti cinque solo in un caso il tumore è progredito.

In un altro caso è stato sufficiente aggiungere una terapia anti-PD-1 per giungere a stabilizzazione della malattia.

I risultati di questi due studi clinici di Fase 1, sono stati commentati in un articolo on line della prestigiosa rivista scientifica Nature, a firma di Heidi Ledford. Sorprende il fatto che normalmente gli studi clinici di questa prima fase servono a valutare la tollerabilità di un nuovo trattamento farmacologico. In questo caso, invece, si sono già registrati questi straordinari risultati.

Il melanoma è le nuove terapie

Purtroppo si tratta di un tumore che negli ultimi anni è in aumento: 13 casi ogni 100 mila abitanti, ovvero 6mila nuovi casi l’anno. Se diagnosticato in una fase precoce, la sua rimozione chirurgica risolve definitivamente il problema ma se inizia a diffondersi (metastasi) allora è uno dei tumori a più elevata incidenza di mortalità: per melanomi con diametro maggiore di 8 mm, la sopravvivenza a 5 anni è inferiore al 50% e, dopo dieci anni, scende al 25%.

Negli ultimi anni, tuttavia, la ricerca sta facendo notevoli passi avanti grazie anche ad una più accurata comprensione dei meccanismi biologici che regolano questo cancro particolarmente aggressivo. Ne avevamo parlato in precedenza proprio su questo giornale, diversi nuovi farmaci sono ora a disposizione.

Sia nel melanoma che per altri tumori, le nuove tecniche di sequenziamento del DNA stanno favorendo un approccio che è considerato da molti come risolutivo per molte malattie considerate finora incurabili o dove le terapie funzionavano solo in un numero limitato di pazienti. Si tratta dell’approccio “personalizzato”.

Un modo differente di affrontare il problema: da una parte i costi che non potranno che essere elevati, visto che non si tratta di farmaci disponibili in serie, con una produzione industriale, ma preparati caso per caso. Ma i vantaggi sono elevati, per il paziente che ha la certezza di sottoporsi ad un trattamento farmacologico specifico per la sua malattia, e per il sistema sanitario che, sebbene a costi elevati, può offrire ai cittadini/pazienti solo interventi efficaci, senza spreco di risorse.