Amy, una ragazza inglese, durante una vacanza a Budapest si è recata insieme a delle amiche in un ristorante, dove ha ordinato del pollo. Da allora la sua vita non è più la stessa. La giovane, che ora vive su una sedia a rotelle, è allergica agli arachidi. Consapevole della sua allergia, prima della conferma del piatto ha chiesto ripetutamente al cameriere se il pollo non contenesse noccioline americane. Alla risposta negativa del cameriere, Amy ha confermato l'ordine del suo piatto, inconsapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco. Il fatto, che risale a 3 anni fa, è divenuto di dominio pubblico soltanto nelle ultime ore.

6 minuti in arresto cardiaco

Era una serata come tante altre. Vacanza all'estero, con le amiche, un ristorante dove concludere in relax una giornata spesa tra foto e divertimento. L'epilogo però è stato drammatico. Dopo aver terminato il pollo ordinato poco prima, Amy inizia a sentirsi male. La situazione volge al peggio rapidamente, con la ragazza che va in shock anafilattico, andando in arresto cardiaco per sei interminabili minuti, durante i quali non riceve più ossigeno al cervello. Da qui in avanti per la giovane britannica sarà un calvario senza fine.

Oggi Amy vive su una sedia a rotelle. È in grado di fare pochissimi movimenti, molto limitati, con i propri arti, mentre ha perso del tutto la parola.

La ragazza, dunque, non può più interagire a parole né con i propri familiari né con altre persone. Queste le conseguenze, drammatiche, della vacanza di 3 anni prima in Ungheria, dove a causa di un pollo contaminato dalle noccioline americane ha vissuto uno shock anafilattico gravissimo, che l'ha portata ad avere un arresto cardiaco a causa del quale ora vive quasi alla stregua di un vegetale.

Nessuna colpa al ristorante

In tutta questa vicenda, c'è un secondo aspetto da non trascurare, il mancato risarcimento alla famiglia di Amy e alla stessa ragazza. Ad oggi, il ristorante non ha mai dovuto versare alcun tipo di risarcimento nei loro confronti. Il motivo è stato spiegato dal numero 2 del centro Asma e Allergie Humanitas di Rozzano (Milano), il quale in un'intervista rilasciata al Corriere.it ha affermato come lo shock anafilattico, e le sue conseguenze dirette, non dipendano dalla quantità di cibo che ingeriamo, in quanto a volte è sufficiente una minima traccia, per la quale non si può dare la colpa alla cucina del ristorante.

Nello specifico, potrebbe anche trattarsi di una semplice contaminazione inconsapevole avvenuta in cucina per cui Amy ha pagato le tragiche conseguenze.