Se l’ecografo è vecchio di una decina di anni o forse anche più la diagnosi potrebbe essere sbagliata inducendo il medico a valutazioni errate. Ma se il camice bianco mette le mani avanti non assumendosi alcun tipo di responsabilità, la paziente è pur sempre una signora incinta che deve accertarsi delle condizioni di Salute del nascituro. Tanto vale, hanno pensato i manager della struttura sanitaria pubblica, farle firmare una liberatoria nella quale la paziente dichiara e accetta di essere a conoscenza che l’apparecchiatura in carico nel reparto dell’Ospedale Di Venere di Bari è vecchia come il cucco e che dunque anche la diagnosi può essere imprecisa.

Con grave pericolo per il bimbo che porta in grembo. Come dire che se in quel frangente lo specialista per colpa dell’apparecchio dovesse prendere lucciole per lanterne, le conseguenze, facilmente immaginabili, sono tutte a carico della futura mamma.

La liberatoria fatta firmare ad una decina di pazienti

In sintesi è questo il senso della dichiarazione che è stata fatta firmare nel nosocomio barese, allegata all’ecografia addominale eseguita dalla futura puerpera il 20 luglio scorso. La notizia è stata riportata da un quotidiano locale e, a quanto pare, identica dichiarazione sarebbe stata fatta firmare ad una decina di donne incinte sempre nello stesso giorno. Nella dichiarazione predisposta dalla Asl di Bari si sottolinea che l'esame è stato eseguito con una apparecchiatura di vecchia generazione, la qual cosa a causa della bassa qualità delle immagini determina una difficoltà nella visualizzazione del feto e di conseguenza la possibilità di rischio diagnostico.

Una strana forma di medicina difensiva come la definiscono i tecnici per scaricarsi da qualsiasi genere di responsabilità: meglio essere chiari al riguardo piuttosto che evitare guai.

In Puglia il 70 % del bilancio regionale destinato alla Sanità

Il punto è che se la medicina e più in generale la scienza fanno passi da gigante, la sanità barese che vanta nei diversi settori specialistici numerose vanta numerose eccellenze, drammaticamente in questa circostanza fa un bel salto indietro nonostante il settore della diagnostica oggi consenta di ridurre notevolmente il rischio di errori.

E’ difficile accettare in una regione che spende il 70 per cento delle risorse finanziarie nel settore della sanità e nella quale per eseguire una mammografia si è costretti ad attendere due anni, che chi è in attesa del primo figlio debba, in una struttura pubblica, dover fare affidamento ad una diagnosi incerta. In fondo è come farsi leggere le mani dalla zingara all’angolo della strada oppure interpretare il proprio destino sui fondi della tazzina di caffè.