Un aiuto nella lotta contro il cancro e le infezioni giunge dalle acque del mare. Vittorio Venturi del Centro Internazionale di Ingegneria genetica e biotecnologie (Icgeb) di Trieste dichiara: "Nascosto nel mare c'è un tesoro da scoprire, una fonte ancora poco esplorata di molecole bioattive che ci riserverà molte sorprese". Questa è stata la conclusione alla quale è giunto con il suo team di ricercatori specializzato in batteriologia.

Dalla ricerca potrebbero scaturire sia nuovi antibiotici per combattere le infezioni che farmaci anticancro. I batteri sembrano essere animati da una coscienza tipica degli esseri viventi, come gli animali che vivono in branco o come gli uccelli quando volano in stormi.

Questa deduzione è emersa osservando il comportamento di una colonia di batteri marini che vivono in condizione di simbiosi con i calamari. Una caratteristica di questi microrganismi è quella di essere bioluminescenti, "accendendosi" solamente quando si riuniscono, un fenomeno interpretato come una forma di comunicazione fra batteri.

Studiando altri tipi di batteri si è notato un comportamento analogo, e l'applicazione sulla produzione di nuovi antibiotici potrebbe concentrarsi sulla possibilità di interrompere questo tipo di comunicazione per rendere le colonie batteriche deboli e scoordinate.

Alleati dal mare

Le vongole, i ricci di mare, le alghe, le spugne e i tunicati assumono una diversa dimensione visti sui tavoli dei laboratori di ricerca.

L'Icgeb e l'Airc (associazione italiana per la ricerca sul cancro), in occasione dell'evento "Trieste Next 2017", hanno organizzato due incontri sulle possibilità offerte dal mare per combattere il cancro. Laura Steindler, dirigente del gruppo di Microbiologia marina dell'università di Haifa (Israele), ha dedicato le sue attenzioni alle spugne marine ed ha notato che, assorbendo l'acqua del mare, riescono a capire con quali microrganismi nutrirsi e con chi accettare un rapporto di simbiosi.

Ma ciò che ha catturato maggiormente la sua attenzione è stata la capacità di questi organismi pluricellulari di non essere contaminati dai batteri e di mantenersi perfettamente puliti. Venturi sostiene che le spugne sono dotate di un sistema di difesa che produce componenti chimici tali da mantenere lontani i microrganismi nocivi, ed è questa "chemioterapia" naturale che potrebbe trovare un'applicazione pratica nei farmaci del futuro.

Molecole bioattive

Giovanna Romano della stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli ha confermato l'analisi di Venturi, comunicando che un dipartimento è stato dedicato alla ricerca di molecole bioattive da usare sia nel campo farmaceutico che in quello cosmetico. Nello studio e nelle analisi di microalghe del mare hanno sviluppato in maniera del tutto inaspettata alcune molecole che sono risultate adiuvanti nei vaccini. Romano fa notare che del mare sfruttiamo pochissimo le potenzialità offerte dai microrganismi marini, e che sono migliaia quelli mai analizzati.

I farmaci antitumorali

Nel 1969 è stata scoperta la trabectedina, un farmaco anticancro derivato da un animale marino dei Caraibi (Ecteinascidia turbinata).

L'eribulina mesilato viene utilizzato per combattere il cancro al seno e proviene da una spugna marina (Halichondira okadai). La lurbinectedina è un farmaco anticancro recente che agisce in maniera simile alla trabectedina, essendo in grado di contrastare numerosi tumori.

Le potenzialità del mare sono infinite e, vedendo quanto è stato scoperto e quanto ancora abbiamo da scoprire, perché ci stiamo pensando solo adesso? Conclude con questo interrogativo il dott. Venturi.