Un "ago pungidito" per il controllo della glicemia potrebbe aver contagiato Sofia, la bimba trentina di 4 anni morta di malaria: è l'ipotesi avanzata dall'esperto Walter Pasini, direttore del Centro di Travel Medicine and Global Health.

Il contagio sarebbe avvenuto durante il ricovero di Sofia, malata di diabete, presso la struttura sanitaria di Trento, mentre nel reparto di pediatria erano presenti due bambine africane che avevano contratto la malaria, successivamente guarite.

L'ago sotto accusa

Proprio l'ago utilizzato per il controllo della glicemia potrebbe essere stato infetto: il sangue della piccola Sofia sarebbe, quindi, entrato in contatto con del materiale biologico contaminato.

Che la zanzara Anophele possa aver punto prima una delle due bambine africane e poi Sofia appare improbabile, spiega l'esperto.

Un errore umano, quindi, potrebbe aver causato la morte della bambina. L'ago pungidito per l'esame della goccia spessa, utile a diagnosticare la malaria è, infatti, identico a quello utilizzato per misurare la glicemia. Siamo di fronte, probabilmente, ad un altro caso di malasanità.

La vicenda, spiega l'esperto, non fa che mettere in evidenza la scarsa igiene degli ambienti sanitari e la violazione dei protocolli che tutelano la sterilità nelle strutture ospedaliere, l'imprudenza, l'imperizia infermieristica e del personale medico, nonché la mancanza di educazione e di formazione professionale del personale.

Le direzioni sanitarie e dei servizi di igiene del nostro Paese, conclude Pasini, non possiedono ancora la piena consapevolezza del problema e sembra che non riescano a comprendere l'importanza della formazione professionale, atta anche a ridurre il "fenomeno" delle infezioni ospedaliere.

La Procura di Trento, però, che ha aperto l'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti, non esclude alcuna ipotesi.

I Carabinieri del Nas, coinvolti nell'indagine, analizzeranno tutti i casi di malaria registrati nel nostro Stato negli ultimi due anni e gli specialisti avranno il compito di analizzare la storia clinica, gli spostamenti ed i viaggi all'estero dei pazienti che hanno contratto questa patologia.

Continuano, però, nel frattempo, anche le indagini sulla degenza della piccola Sofia presso la struttura sanitaria di Portogruaro, ospedale raggiunto dalla famiglia della bambina mentre si trovava in vacanza nella località marittima di Bibione.