Ventinove giorni di sciopero previsti dal 19 settembre al 18 maggio p.v. coinvolgeranno più di 3000 medici di medicina generale e 900 pediatri nella Regione Veneto. Da oggi parte il cosiddetto "sciopero delle ricette" indetto dai sindacati Fimmg, Snami, Smi e Intesa Sindacale: per sette giorni i medici di famiglia si rifiuteranno di inviare i documenti elettronici per farmaci e visite specialistiche. Almeno per il momento, nulla cambierà per i pazienti: non verranno effettuati gli invii telematici alle Aziende Sanitarie ma continueranno ad essere emesse le vecchie ricette cartacee.

Lo stesso accadrà nelle giornate del 20, 26 e 27 settembre e del 10-12 ottobre. La situazione si aggraverà a partire da novembre, quando i medici non apriranno i propri ambulatori per un totale di 22 giorni ripartiti tra novembre e maggio. Restano garantite, però, le prestazioni obbligatorie di assistenza primaria.

Lo sciopero

"La Regione Veneto ha abbandonato la Politica sanitaria del territorio": questa l'accusa generale avanzata dalle quattro sigle sindacali. Stop alla medicina di gruppo integrata, mancanza di applicazione del Piano Sanitario Regionale, lentezza e quasi assenza dei meccanismi di informatizzazione, mancato rinnovo dell'accordo riguardante la presenza dei medici di medicina generale all'interno delle case di riposo: questi i principali motivi dello sciopero.

Aziende Sanitarie

Partono le prime minacce da parte di Dal Ben e Bramezza, direttori dell'Uls 3 Serenissima e dell'Uls 4 del Veneto Orientale: "il rifiuto delle singole prestazioni porterà ad una eventuale astensione perché considerato un inadempimento degli obblighi contrattuali da parte dei singoli medici di famiglia". Questo è quanto si legge nelle due lettere minatorie inviate a tutti i medici di famiglia dai due direttori.

I professionisti, quindi, rischiano sanzioni sino alla risoluzione della convenzione, un vero e proprio "licenziamento" che comporterebbe l'espulsione dei singoli professionisti dal sistema sanitario pubblico.

I medici

"Siamo disposti ad andare avanti sino ad arrivare in Tribunale", questa la risposta del segretario regionale di Fimmg, Crisarà, alle minacce dei direttori delle Aziende Sanitarie locali.

"Le minacce avanzate non ci spaventano e non ci fermeranno", continua. "La Regione Veneto deve decidere una volta per tutte: sanità pubblica o privata. Probabilmente sta optando per la seconda scelta."