Grazie ad un'intelligenza artificiale è ora possibile individuare la patologia dell'alzheimer 10 anni prima di quando compare effettivamente. Si tratta di una scoperta effettuata da un gruppo di ricercatori di Bari che ha portato ad un algoritmo che presenta un'accuratezza dell'84%. Il funzionamento di tale algoritmo si è basato su uno studio effettuato in base ad un'analisi delle risonanze del cervello: i ricercatori italiani hanno però voluto precisare che si tratta di un metodo economico, seppur alquanto invasivo, che non raggiunge la soglia della certezza assoluta della diagnosi della patologia.

Un algoritmo per la diagnosi

Lo studio si è basato sulla formazione di un algoritmo che sappia distinguere tra cervelli malati e sani sull'analisi delle risonanze cerebrali. In un primo momento l'intelligenza artificiale è stata testata sulle immagini di 67 risonanze, tra le quali 38 erano affette dal morbo di Alzheimer. Solo in un secondo momento l'algoritmo è stato utilizzato per diagnosticare la malattia individuando tra 148 risonanze, tra cui erano presenti 52 soggetti sani, 48 con Alzheimer e 48 con una leggera disabilità cognitiva (evolutasi in Alzheimer nei successivi nove anni).

I risultati della ricerca

Secondo quanto riportato dai ricercatori baresi, l'algoritmo è riuscito a diagnosticare l'Alzheimer rispetto ai soggetti sani con un'accuratezza dell'86%.

Inoltre è stato in grado di distinguere i cervelli sani da quelli con una lieve disabilità psichica con un'accuratezza dell'84%. Questa nuova ricerca ha posto le basi per introdurre nella medicina odierna un metodo tecnico economico e non invasivo, non ancora presente finora nell'analisi del liquido cerebrospinale. Il miglioramento di tale tecnica è l'obiettivo principale che si propongono i fisici dell'Università di Bari e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che stanno cercando di appurare l'efficace assoluta di tale tecnica.

Si tratterebbe infatti di un traguardo mai visto prima, dato che l'Alzheimer è una patologia degenerativa che porta ad una demenza cerebrale, che nella maggior parte dei casi non può essere diagnosticata per tempo. Proprio per la sua utilità in campo medico, l'algoritmo studiato dai ricercatori baresi è diventato già oggetto di interesse internazionale in ambito accademico, in particolare dalla Icahan School Of Medicine della Mpunt Sinai di New York.