La FAO (organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione) raccomanda un’assunzione giornaliera di circa 500 ml di latte e derivati (formaggio, yogurt, crema), poiché sono alimenti ricchi di proteine di alta qualità con aminoacidi essenziali, 400 tipi di acidi grassi, minerali (calcio, magnesio, selenio, zinco), vitamine (del gruppo B e D), peptidi bioattivi antiossidanti, immunomodulatori, antipertensivi, antidiabetici, antiobesità, anti-osteopenia e osteoporosi.

Ma quando è presente intolleranza al lattosio come comportarsi? I ricercatori dell’Università di Lorraine, Francia, hanno analizzato varie strategie.

E’ possibile consumare i derivati del latte preventivamente processati con l’enzima lattasi (beta galattosidasi) oppure tavolette o capsule di lattasi, prima dei pasti contenenti lattosio; un’alternativa può essere l’impiego di alimenti vegetali (sesamo, amaranto, mandorle e nocciole) contenenti una quantità di calcio paragonabile a quella del latte.

L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha manifestato parere positivo sia per gli alimenti delattosati che per l’enzima disponibile commercialmente, con lo scopo di ridurre i problemi gastrointestinali correlati all’intolleranza.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition, nell’ottobre 2017.

Intolleranza al lattosio

Causa sintomi di vario tipo (nausea, vomito, costipazione, mal di testa, diarrea, gonfiore intestinale, carenza di concentrazione, allergie secondarie, dolori muscolari e alle giunture).

Nel primo anno di vita lo zucchero lattosio viene idrolizzato nell’intestino tenue in monosaccaridi (glucosio e galattosio) dall’enzima endogeno lattasi-florizina idrolasi, situato nella membrana dell’intestino tenue.

Dopo lo svezzamento, nel 70% della popolazione, la non persistenza di lattasi (omozigosi con allele autosomico recessivo) inizia tra i 2 e 3 anni e si completa entro i 10 anni; di conseguenza il lattosio non digerito viene metabolizzato dalla flora anaerobica del colon, dove aumenta il carico osmotico e provoca disordini digestivi.

Può verificarsi anche transitoriamente, in seguito a malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Chron o chemioterapia antitumorale, finché l’epitelio intestinale guarisce.

E’ legata all’etnia: è stata riscontrata nel 15% dei nordeuropei; nel 70-80% degli americani di etnia latina, africani, europei dell’est e nel 100% degli asiatici. Gli adulti con lattasi persistente (etero o omozigoti per un allele dominante), pur avendo un’attività regolare della lattasi, possono diventare intolleranti al lattosio a causa di stress o di patologie.

Lattosio negli alimenti processati e delattosati

Nella scelta degli alimenti si deve considerare che il lattosio, oltre a essere presente nel latte e derivati, viene usato dalle industrie per prevenire la produzione di anidride carbonica e etanolo in carni processate (salami, wurstel, hamburger, pollo), salse e bevande analcoliche.

Si può preferire latte delattosato, ossia incubato per 20-30 ore con beta-galattosidasi per idrolizzare il lattosio, ultra-pastorizzato e confezionato; oppure yogurt fresco fermentato con batteri vitali di Streptococco termophilus e Lactobacillus delbrueckii sottospecie di bulgaricus (probiotici), che favoriscono l’idrolisi del lattosio.

Per chi soffre di sindrome del colon irritabile, spesso associata alla non persistenza di lattasi, è consigliabile ridurre al minimo l’assunzione di lattosio: oltre alla selezione degli alimenti da mangiare, in caso di necessità, si può fare uso dell’enzima beta galattosidasi di estrazione fungina. Formulato in capsule (rivestimenti stabili al pH acido dello stomaco) e rilasciato direttamente nell’intestino tenue dove il pH è più alto, consente la digestione del lattosio.