Baricitinib è il nome del nuovo farmaco per curare l’Artrite reumatoide formulato di recente da alcuni studiosi e disponibile tra qualche settimana in tutte le farmacie. La sua efficacia è stata sottoposta e approvata in un primo momento dall'Agenzia del farmaco Europea e poi anche dall’Agenzia italiana Aifa. Secondo gli esperti del settore non si tratterà di un farmaco biotecnologico di ‘prima linea’ ma si rivolgerà a quella quota di persone affette da questo tipo di patologia che attualmente non rispondono adeguatamente, o sempre di meno, alle terapie attualmente disponibili.

Baricitinib: caratteristiche del farmaco e somministrazione

La nuova terapia per curare l’artrite reumatoide Baricitinib sarà reperibile ben presto anche in Italia. La sua particolare via di somministrazione per via orale, lo rende, a differenza delle altre terapie ad iniezione, molto più semplice; un notevole vantaggio, quindi, che permetterà ai pazienti affetti da questo tipo di patologia, molte volte anche invalidante, una possibile aderenza più elevata alla nuova terapia orale grazie ad una soluzione più comoda. L’assunzione di una compressa faciliterà sicuramente la gestione della malattia da parte dei pazienti anche nel corso dei loro viaggi e sul posto di lavoro, con un netto vantaggio anche della loro qualità della vita.

Il Baricitinib è stato studiato come un’opzione terapeutica che, grazie all’assunzione di una semplice compressa al giorno, ha determinato nel corso della sua sperimentazione un netto miglioramento nel controllo del dolore già nelle prime settimane di terapia. Il nuovo farmaco contro l’artrite reumatoide è stato studiato dagli esperti per poter ampliare le opportunità terapeutiche, volte a gestire in modo diverso la malattia di origine autoimmune e che colpisce in un primo momento le articolazioni fino ad arrivare ad interessare la struttura delle ossa e degli organi interni di tutto l’organismo.

Baricitinib: indicazioni e meccanismo di azione

Il nuovo farmaco si rivolge in particolar modo in tutte quelle forme ‘refrattarie’ della malattia. Il suo meccanismo d’azione andrebbe ad inibire dei particolari enzimi che normalmente gestiscono le infiammazioni e che a loro volta sono direttamente responsabili sia dello sviluppo che della progressione della patologia.

Il nuovo farmaco, secondo gli esperti, andrebbe ad offrire notevoli prospettive, soprattutto in quel 50% dei pazienti che attualmente non risponde a nessun miglioramento con gli attuali farmaci di prima linea e che si basano, quasi sempre, sul principio attivo del metotrexate.