La presenza, o l’alterazione della concentrazione, di determinate proteine nei fluidi biologici, possono essere indicatori precoci dell’insorgenza di una patologia. Esaminare questi importanti biomarker a basse concentrazioni permette infatti di trattare precocemente i pazienti affetti da patologie come alcuni tipi di tumori e disturbi neurologici. La diagnosi e il trattamento precoci aumentano decisamente il tasso di sopravvivenza dei pazienti affetti, migliorandone la prognosi. Allo stesso tempo però, questi metodi predittivi purtroppo sono costosi e richiedono molto tempo.

La svolta

Oggi, i ricercatori del Dipartimento di chimica dell’Imperial College di Londra hanno reso noto, tramite una pubblicazione su Nature Communications, un nuovo sistema, più specifico, versatile e che ricerca i biomarker direttamente del siero. Questa nuova procedura rappresenta una vera e propria svolta, per la sua alta sensibilità a specifici biomarker e perché non richiede la preparazione in laboratorio del campione di siero da esaminare.

Il dottor Alex Ivanov, co-responsabile dello studio afferma: “Abbiamo dimostrato che è possibile dosare le singole molecole di biomarker nel siero, una vera e propria svolta per la possibilità di effettuare la diagnosi precoce".

Il metodo

Il nuovo metodo utilizza la struttura del DNA, legandovi i cosiddetti “aptameri”, ossia frammenti di DNA sintetici che legano selettivamente specifici biomarker.

Aggiunti al campione di siero, gli aptameri si legano ai biomarker, dopodichè vengono captati da un rilevatore di nanopori. I nanopori sono minuscoli fori che misurano cambiamenti della carica elettrica quando le molecole li attraversano. Ogni biomarker ha una specifica carica elettrica, quindi il rilevatore è in grado di dosare l’esatta concentrazione di quel biomarker nel campione.

I ricercatori affermano che il sistema può ricercare contemporaneamente più biomarker in un solo campione, riducendo i costi e ottimizzando i tempi di preparazione di diversi campioni di siero.

La sfida

La sfida per il team di scienziati, sta ora nel capire come sfruttare al meglio questa nuova Scoperta, elencando quali patologie potrebbero essere diagnosticate precocemente grazie al nuovo metodo.

Il dottor Jasmine Sze, che ha portato a termine questo studio, afferma: “Non vediamo l’ora di aprire le porte a questo nuovo approccio clinico, avvalendoci anche dell’innovativa tecnologia dei nanopori.”