L’empatia è la capacità di comprendere le proprie e le altrui emozioni. Il problematicismo pedagogico offre l’opportunità di sviluppare questa capacità nei bambini che diverranno uomini. Il problematicismo nasce come filosofia dell’educazione con Bertini, intorno agli anni ’40-’50.

Essa si rifa, in particolar modo, alla filosofia di Kant, il quale spiega la realtà con una metafora: essa viene guardata da ognuno di noi attraverso un paio di lenti, differenti di persona in persona. Ciò significa che non esiste una realtà totalmente oggettiva, ma ognuno interpreta ciò che vede in modo diverso dagli altri, e questa interpretazione può essere più o meno condivisibile.

Per questo la pedagogia, oggi, non si occupa del percorso del singolo come un percorso individuale, ma come un percorso condiviso: in questo modo è data l’opportunità, al bambino, di sviluppare la propria personalità e realizzare se stesso sia come individuo unico, sia come individuo in stretta relazione con gli altri. Accettare l’opinione altrui e avere la capacità di comprenderla senza imporre la propria, è considerata un’abilità fondamentale per la società moderna. In ogni esperienza c’è un rapporto tra l’io e l’altro: si vengono dunque a creare due polarità, due mondi, due poli. L’esperienza è sempre dettata da due antinomie, da due differenze e noi dobbiamo sapere che nella relazione tra io e l’altro c’è uno spazio ricco di prospettive, valori, significati.

Esiste un metodo per far passare queste due qualità ai bambini?

Non dobbiamo cercare di far prevalere una polarità rispetto all’altra, ma dobbiamo cercare di farle integrare, il che significa che esse non devono stare in contrapposizione necessariamente perché diverse, ma possono anzi unirsi per dare vita ad una nuova ed unica interpretazione.

Il problematicismo pedagogico si propone dunque di promuovere una ragione che supera l’egocentrismo per accogliere tutte le ragioni. La difficoltà concreta, ed un possibile limite, di questa educazione è la difficoltà con cui essa può essere applicata come modello educativo nella realtà odierna: come educare il bambino a leggere la realtà che lo circonda con più interpretazioni, più punti di vista?

E soprattutto, come educare l’adulto al cambiamento? L’errore che spesso viene fatto dagli adulti, nell’educazione, è quello di riproporre il modello educativo ricevuto nella propria infanzia: quest’ultimo si dimostra spesso essere inadeguato perchè indirizza il bambino e futuro adulto ad un’unica visione del mondo.