Il morbo celiaco e la gluten sensitivity sono condizioni distinte: la prima impone l’adesione rigida a una dieta senza glutine a lungo termine, per evitare il rischio di complicazioni e mortalità; la seconda viene ora definita sensibilità al grano, perché le ultime scoperte dimostrano che non è solo il glutine a scatenarla.

I ricercatori del Department of Family Medicine, University of Virginia, hanno evidenziato che la dieta senza glutine per i soggetti sensibili al grano è solo una delle opzioni di trattamento per coloro che mostrano sintomi gastrointestinali (flatulenza, diarrea, meteorismo, nausea) o extraintestinali (depressione, fatica, mal di testa, rash cutanei, sintomi da fibromialgia, ansia, mente offuscata), dopo parecchie ore o giorni dall’ingestione del glutine.

Sono stati riscontrati altri possibili meccanismi di induzione dei sintomi: inibitori di amilasi-tripsina (il 4% delle proteine del grano, potenti modulatori della risposta immunitaria); effetto nocebo (reazione avversa scaturita dal timore dei sintomi stessi in soggetti suggestionabili); assunzione di FODMAP (zuccheri scarsamente assorbiti nell’intestino tenue e sottoposti a fermentazione dai batteri del colon).

In particolare, in pazienti con sensibilità al grano, l’eliminazione di alimenti FODMAP dalla dieta ha annullato gli effetti indesiderati dell’assunzione di glutine.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Primary Care nel dicembre 2017.

Sintomi gastrointestinali correlati al glutine

La prima regola è di escludere sia il morbo celiaco, mediante ricerca sierologica di anticorpi antitransglutaminasi IgA che l’allergia al grano con il dosaggio di IgE.

Più del 95% dei soggetti con morbo celiaco è geneticamente predisposto, ossia possiede uno o entrambi i loci dei geni HLA-DQ2 e DQ8.

In questi pazienti, un componente del glutine (gliadina) presente in grano, orzo, farro e segale può indurre alterazione immunitaria, infiammazione, atrofia dei villi intestinali, iperplasia delle cripte nell’intestino tenue e, di conseguenza, malassorbimento di vitamine liposolubili, ferro, calcio, vitamina B12, folato.

Lo sviluppo della malattia avviene mediante interazione tra HLA ed enzima transglutaminasi del tessuto (bersaglio primario dello sviluppo di anticorpi nel morbo celiaco), attivazione dei linfociti T patogeni nella mucosa intestinale, proliferazione e produzione di citochine proinfiammatorie nella lamina propria dell’intestino.

L’adesione stretta alla dieta senza glutine può debellare i sintomi (dolore addominale, diarrea, meteorismo) e le alterazioni sierologiche e istologiche, tanto da recuperare l’assorbimento intestinale e non richiedere integratori.

Sensibilità al grano non celiaca

A differenza dei celiaci e degli allergici al grano, i pazienti con sensibilità al grano non celiaca non hanno mostrato aumento della permeabilità intestinale o alterazioni nell’immunità adattativa.

La diagnosi può essere emessa dopo dosaggio di anticorpi antigliadina IgA presenti nel 50% dei soggetti ed una dieta ad esclusione e inserimento di frumento per 2 settimane di una fetta di pane al giorno.

Un approccio efficace per gestire i sintomi è risultato la dieta senza glutine o low FODMAP (a basso contenuto di zuccheri fermentabili, cereali, derivati del latte, frutti ricchi di fruttosio, dolcificanti), sotto il controllo del nutrizionista per evitare carenze nutrizionali.