Sempre più spesso, alcune community online, su vari Social Network, sponsorizzano concetti quali 'a beautiful sadness' (traducibile con “una tristezza affascinante), confondendola con il vero significato della Depressione clinica.

Una visione della 'depressione' che va sempre più espandendosi

Risale a qualche anno fa l’intervista di una ragazza, Laura U., all’epoca una tipica sedicenne, in cui narrava di sedersi davanti al PC, intenta a osservare donne emaciate sulla bacheca vari Social Network, desiderando di diventare come loro. Voleva essere bella, misteriosa, intrigante, come le ragazze che apparivano in bacheca, solitamente ritratte in bianco e nero, con i polsi tagliati e uno sguardo malinconico, perso nel vuoto.

Credeva inoltre che le frasi inserite spesso in didascalia – “Posso semplicemente scomparire?” o “Le persone che muoiono per suicidio non vogliono terminare le loro vite, vogliono porre fine al loro dolore” – fossero adatte a lei.

“Il pendolo si è spostato dal 'non parliamone' al “facciamo in modo che tutti ne parlino” dice Stan Kutcher, psicologo psichiatra alla Dalhousie University. “Questo è un fenomeno molto interessante”.

Tra i milioni di blog sui vari Social Network, le community sociali si concentrano sulla musica, la fotografia, la moda, e ultimamente, anche sui disturbi mentali. Laura faceva parte di una di queste, dove migliaia di ragazze postavano foto in bianco e nero cercando di evocare emozioni negative attraverso l’arte, chiamandola “depressione”.

Si tenta di giustificare l’autolesionismo, anzi, la depressione diventa un “punto di forza” per cercare di apparire belle ed affascinanti, ed è soprattutto questa voglia di riscatto che spinge molte ragazze in questa illusione di bellezza.

Il problema maggiore è dato dalle difficoltà di individuare chi è realmente affetto da depressione clinica

Spesso molte ragazze che condividono foto di questo tipo nei social network presentano realmente dei disagi e delle problematiche, ma molto spesso si autoconvincono di essere depresse, quando in realtà si tratta spesso di comuni (ma non per questo sottovalutabili) emozioni negative, di maggiore o minore intensità.

A questo proposito sono molto interessanti le parole del dott. Mark Reinecke, psicologo al Northwestern Memorial Hospital, il quale afferma che è molto semplice unirsi a questa mostra di “beautiful sadness” nei social. Basta prendere una foto, convertirla in bianco e nero, aggiungerle frasi sull’autocommiserazione e sulla depressione ed essere così apprezzati. Questo fatto, oltre ad essere sbagliato di per sé, porta anche, lentamente, a sottovalutare e a rendere meno individuabili coloro che realmente soffrono di depressione clinica. Il professore spiega, d’altra parte, che le cause di un fenomeno di tale portata sono riscontrabili nel fatto che, nell’età adolescenziale, dove si cercano soprattutto l’ammirazione e l’apprezzamento da parte degli altri, questa nuova, facile promessa di essere riconosciuti come belli, forti, misteriosi e intriganti è molto allettante.

Questo porta, spesso, solo ad un aumento di ragazzi che credono di essere depressi e autolesionisti. Infine, afferma sempre Reinecke, “gli studi epidemiologici hanno confermato un aumento graduale, ma consistente, dei livelli di depressione per ogni generazione successiva di adolescenti”.