Uno studio realizzato dai ricercatori della Lancaster University potrebbe riaccendere la speranza di molti malati di alzheimer e dei loro familiari di vedere sconfitta questa terribile malattia che priva le persone di una cosa così intima e cara come i ricordi. Gli scienziati inglesi, infatti, avrebbero osservato una significativa inversione di tendenza nella perdita di memoria in alcune cavie di laboratorio, nello specifico dei topolini, attraverso l'utilizzo di un medicinale anti-diabete. Il farmaco sarebbe in grado di raggiungere un simile risultato attraverso un triplice meccanismo d'azione.

La ricerca anglosassone è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Brain Research e secondo gli studiosi potrebbe aprire eccellenti prospettive terapeutiche nella cura dell'Alzheimer, considerando anche il fatto che viene utilizzato un farmaco già testato e approvato per l'uso umano, ma che fino ad oggi serviva esclusivamente per la cura del diabete mellito di tipo 2.

Il nuovo approccio terapeutico

Non è un caso che la scoperta di questa correlazione sia avvenuta in Gran Bretagna. Infatti, come fa notare Christian Holscher che fa parte del team della Lancaster University, ci si aspetta che entro il 2051, solo in Gran Bretagna, questa terribile malattia neurodegenerativa colpisca circa due milioni di persone.

Comunque, dallo studio appena pubblicato, si evince come ci troviamo di fronte ad un approccio molto promettente che potrebbe presto trasformarsi in un vero e proprio standard terapeutico contro l'Alzheimer. Anche perché l'utilizzo di farmaci inizialmente studiati per altre patologie potrebbe ridurre notevolmente i tempi di sviluppo di una cura efficace.

Lo studio inglese

La ricerca anglosassone si è concentrata sulle potenzialità di un farmaco anti-diabete cosiddetto a triplo antagonista. Anche se, per il momento, questo medicinale ha dimostrato di essere efficace esclusivamente su delle cavie da laboratorio, in effetti altri studi già condotti sullo stesso filone hanno dimostrato di essere in grado di dare una reale speranza ai malati e alle loro famiglie.

Ci si riferisce, nello specifico, al liraglutide, altro farmaco sviluppato per la cura del diabete di tipo 2. Quindi, osserva Doug Brown, direttore R&S dell'Alzheimer Society, la ricerca merita un ulteriore grado di sviluppo.

In pratica il farmaco utilizza dei fattori della crescita, tipo Glp e glucagone, ed è stato applicato su delle cavie di laboratorio modificate geneticamente perché sviluppassero la degenerazione tipica dell'Alzheimer. In più, il farmaco è stato somministrato a topolini anziani in una fase estremamente avanzata della malattia. Le cavie sono poi state sottoposte al test del labirinto ed hanno evidenziato dei netti miglioramenti della capacità di memoria. E' stata evidenziata anche una notevole riduzione delle placche amiloidi, l'infiammazione cronica tipica dell'Alzheimer e lo stress ossidativo.

Inoltre, si è ridotta la percentuale di perdita dei neuroni.

Holscher afferma che questi risultati sono estremamente promettenti. Inoltre, ha rivelato come degli studi clinici effettuati con una versione precedente del farmaco abbiano evidenziato risultati incoraggianti sull'uomo. Anche se, ovviamente, sono necessari ulteriori test per lo sviluppo di una terapia evidentemente efficace.