Nella relazione annuale sulla celiachia dell'anno 2016, inviata al Parlamento il 16 gennaio 2018 si leggono i dati preoccupanti del dilagare di quella che è un'intolleranza permanente, che colpisce persone predisposte geneticamente (circa l'1% della popolazione), ad una proteina presente in frumento ed altri cereali, chiamata glutine. Numerose diete raccomandano l'esclusione del glutine quasi fosse la cura contro ogni male (dall'infiammazione e le malattie ad essa correlata, all'obesità) e sempre di più sono gli italiani che scelgono il "gluten free" trovando un effettivo giovamento dall'eliminazione di questa proteina diffusa davvero ovunque, non solo nei prodotti da forno come ci si potrebbe immaginare.

Almeno 400.000 i casi di celiachia non diagnosticati

Sebbene la scelta estrema di rinunciare al glutine possa sembrare solo un'ennesima "moda alimentare" gli ultimi dati parlano chiaro: solo nel 2016 sono stati ufficialmente diagnosticati 15.569 nuovi casi di celiachia (oltre 5.000 diagnosi in più rispetto all'anno precedente), facendo salire a 198.427 il totale di celiaci presenti in Italia, di cui i 2/3 sono donne. Ma si stima che siano almeno altre 400.000 le persone affette da celiachia, ma che non sanno di esserlo. Il direttore generale dell'Associazione italiana celiachia (Aic), Caterina Pilo, commentando i dati del report parla infatti di "malattia sommersa", fortemente sottostimata.

Celiachia: le regioni con più nuove diagnosi

In testa alle regioni in cui si sono registrate la gran parte delle nuove diagnosi abbiamo la Lombardia (5.499 di nuovi casi), seguita dal Lazio (1.548 nuove diagnosi) e dall'Emilia Romagna (1.217 nuovi malati di celiachia diagnosticati). L'aumento dei casi sarebbe in realtà, come anche sottolineato nel report, da attribuire ad una maggiore consapevolezza del singolo cittadino, oggi più informato e certamente più attento ai sintomi talvolta sfumati della malattia, maggiore attenzione e competenza degli operatori sanitari stessi nell'individuare i casi "dubbi", nonché ai mezzi diagnostici di nuova generazione più attendibili di un tempo.

La celiachia è una malattia cronica di cui non esiste cura, ma permette di condurre una vita perfettamente normale, semplicemente escludendo il glutine dalla propria alimentazione. Dunque anche quest'anno le regioni riceveranno dei contributi destinati alla formazione degli operatori del settore alimentare e per l'erogazione dei pasti senza glutine nelle mense scolastiche, in quelle annesse alle pubbliche amministrazioni, negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie.

Inoltre, a seguito della diagnosi del medico specialista, il celiaco avrà il diritto, come di consueto, ai prodotti dietetici senza glutine, con un tetto di spesa mensile che varia in base all'età, ma anche da regione a regione (ogni dettagliata informazione deve essere richiesta all’AIC della regione di residenza). Tuttavia occorre fare molto di più anche per eliminare le fin troppe disparità tra regione e regione.

Nuove sfide per la lotta alla celiachia

Come si legge nel documento, occorrerà dare piena attuazione al "Protocollo diagnosi e follow-up celiachia" (GU n.191 19/8/2015). Dunque innanzitutto si dovranno individuare i presidi per la diagnosi su tutto il territorio, al fine di fornire pari opportunità di diagnosi a tutti i cittadini.

Altro ostacolo da rimuovere, per rendere la vita più semplice ai tanti cittadini affetti da celiachia, sarà quello di consentire l'acquisto di prodotti senza glutine erogabili non solo nelle farmacie, ma anche nei supermercati. Infatti i prodotti senza glutine compaiono ormai da tempo sugli scaffali di qualsiasi negozio di prodotti alimentari e numerosi sono i marchi che producono delle linee appositamente studiate per chi scelga il "gluten free", o nel caso del malato celiaco, è obbligato a sceglierlo. Infine si auspica la possibilità di permettere ai celiaci l'acquisto dei prodotti in esenzione anche al di fuori della propria regione.