La dipendenza e la tossicodipendenza sono due elementi contro cui il giudice Craig D. Hannah, a Buffalo, combatte, offrendo sostegno agli individui che entrano in questo tunnel nel modo più originale possibile: di norma, i tossicodipendenti vengono arrestati se presentano una ricaduta, mentre in questo particolare caso, la ricaduta viene vista come qualcosa che fa parte del processo di recupero, perciò non viene punito con la reclusione, ma viene offerto loro un aiuto concreto per uscire da questo mondo da tossicodipendenti. Il giudice non si pone come un essere superiore giudicante, ma si presenta loro come “loro migliore amico”, a cui sarà possibile chiedere aiuto, confrontarsi e trovare anche sostegno, perché non verranno viste come persone sbagliate, ma solo come persone che hanno bisogno di un aiuto perché sono deboli e spesso indifese.

La dipendenza: caratteristiche fisiologiche e psicologiche

L’abuso di sostanze stupefacenti si caratterizza come l’uso eccessivo di una sostanza nonostante i continui sforzi per evitare di somministrarsela. Quando l’abuso diventa un elemento imprescindibile della vita dell’individuo, il soggetto diventa dipendente. La dipendenza da sostanze stupefacenti si caratterizza come un comportamento improntato tutto sulle strategie per riuscire a somministrare il più possibile tale sostanza. Quando l’individuo è dipendente da qualsivoglia sostanza, sperimenta una condizione improntata sul bisogno fisiologico di somministrare una quantità sempre maggiore di sostanza, perché l’organismo risulta assuefatto e quindi bisognoso di una quantità via via più alta per ripetere la sensazione che inizialmente veniva provocata da una dose minima.

Ciò che spinge le persone a fare uso di sostanze può essere di natura psicologica e coinvolge diverse motivazioni, quasi tutte centrate su un malessere che il soggetto non riesce a esternare in modo sano e funzionale. Le statistiche affermano che la maggior parte dei tossicodipendenti hanno iniziato a far uso di sostanze stupefacenti in età adolescenziale: la spiegazione è più complicata della tipica semplificazione “si è lasciato trascinare”.

La fase adolescenziale è la fase più delicata dello sviluppo psicologico, cognitivo e fisiologico dell’essere umano e il modo in cui l’adolescente viene inserito nel mondo degli adulti modella quasi tutta la sua personalità.

Abuso di sostanze: quando la droga fa sfuggire dalle difficoltà della vita reale

Gli adolescenti si ritrovano catapultati da una fase infantile, improntata sul gioco e sulle poche responsabilità, ad una fase in cui invece vengono appesantiti da una crescente responsabilità, dal bisogno di staccarsi dal nucleo familiare per riuscire a formarsi una propria personalità, ma contemporaneamente sentono il bisogno del sostegno della famiglia.

È la fase delle contraddizioni, fuggono da ciò che si rivela poi fondamentale per la loro sopravvivenza.

Quando questa situazione di incertezza diventa insopportabile, quando in famiglia non trovano il sostegno di cui hanno bisogno, nella vita di tutti giorni riscontrano solo esperienze negative, alcune volte capita che l’adolescente che non ha metabolizzato le strategie funzionali per affrontare tutte queste difficoltà, cerca rifugio nell’uso di sostanze stupefacenti, sostanze che danno la possibilità di sfuggire dalla sofferenza che vivono ogni giorno, dalla solitudine, dalla apatia.

Quindi, l’etichettare questi ragazzi come ragazzi sbagliati e perduti, bisognerebbe considerarli come ragazzi che hanno semplicemente bisogno di aiuto piuttosto che di punizioni, hanno bisogno di sostegno piuttosto che di critiche; hanno bisogno di un percorso psicoterapeutico per ritrovare le reali motivazioni e le varie concause dell’abuso di sostanze più che di una esperienza di reclusione in strutture “carcerarie”, perché la loro non è una colpa, un reato, ma l’unica scorciatoia che conoscono per vivere un po’ meglio perché non conoscono altre vie di fuga.