A rivelare la notizia che potrebbe apparire una semplice curiosità, è in realtà uno studio condotto dalla National Tsing Hua University di Taiwan, pubblicato e diffuso sul sito arXiv, secondo il quale è possibile osservare i primi segnali del disturbo bipolare attraverso i post di Twitter almeno un anno prima rispetto all'insorgere dei sintomi che conducono alla diagnosi definitiva. La Depressione bipolare, a tutt'oggi definito il "male del secolo", colpisce circa 350 milioni di persone in tutto il mondo e conduce ad una progressiva perdita di interesse nelle attività quotidiane, portando a delle vere e proprie difficoltà nello svolgimento delle azioni più semplici, con manifestazioni che vanno a ripercuotersi nelle relazioni interpersonali.

Lo studio

Lo studio è stato condotto analizzando, per un periodo di tempo che va dal 2006 al 2016, ben 400 persone e 10.000 tweet, raffrontandole con altre 400 persone "utilizzate" come gruppo di controllo. Ad emergere è stata prima fra tutti l'eccessiva loquacità, che porta l'utente social a condividere la propria condizione, caratterizzata da disturbi del sonno e repentini cambi d'umore, fino addirittura ad una prima autodiagnosi. Per arrivare a questi risultati, gli studiosi hanno monitorato l'orario dei post, il contenuto e la frequenza, controllando le variazioni ad essi legate, individuando un algoritmo che serve a differenziare persone interessate dal disturbo bipolare e soggetti non coinvolti.

I dati

Si parla di informazioni fornite inconsciamente, che vanno a formare una sorta di raccolta dati dettagliata e specifica, in cui il verificarsi di momenti di depressione alternati a stati di elevata euforia si rendono maggiormente manifesti e tracciati nei relativi tweet. Lo studio dunque non fa che confermare quanto di recente diffuso dall'Università di Harvard e dall'Università del Vermont che invece avevano condotto studi simili analizzando l'utilizzo di un altro social, Instagram, secondo cui la scelta utilizzata per la tipologia di filtro applicato, rivela la presenza di disturbi psichici.

Un rapporto contraddittorio quello con i social, che se per alcuni studiosi vengono considerati come alleati nella ricerca, per altri sono ritenuti concausa dei disturbi, come affermato dall'Università di Houston, che ha puntato il dito sul continuo raffronto a cui Facebook, attraverso l'espressione di vite apparentemente perfette postate sulle varie bacheche, sottopone gli utenti.