La scienza, in particolare quella medica, è in continua evoluzione. Non vi è dubbio che in questi ultimi 20 o 30 anni la ricerca abbia compiuto passi in avanti nella cura delle malattie, tuttavia resta ancora molto da fare. In questo senso il trapianto fecale potrebbe rappresentare una nuova arma per combattere i batteri resistenti agli antibiotici. D'altronde l'antibiotico-resistenza è considerata sempre più una emergenza di carattere mondiale. Ma andiamo a considerare più nello specifico in cosa consiste il trapianto fecale.

Trapianto di feci: cos'è e a cosa serve

Il Fecale microbiota transplantation non è altro che un trapianto di materiale fecale. In particolare questo trapianto viene effettuato da un individuo sano ad un altro che accusa una determinata malattia. Questo trapianto potrebbe rivelarsi utile per il trattamento di tutte quelle patologie definite "Mici", ovvero le malattie infiammatorie croniche intestinali (Inflammatory Bowel Disease), tra cui rientrano anche il morbo di Crohn e le coliti, tra cui quella ulcerosa. Lo scopo è quindi di riportare alla normalità il microbiota intestinale del paziente.

La sperimentazione di questa metodica è partita all'ospedale San Gerardo di Monza che intende curare in tal modo i pazienti affetti da Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice (KPC).

Si tratta di un batterio che risulta essere altamente resistente agli antibiotici, causa di infezioni che possono dar luogo a sepsi anche potenzialmente mortali. Andrea Gori, direttore del Dipartimento di medicina interna e dell'U.O. malattie infettive dell'ospedale San Gerardo di Monza, che ha condotto la sperimentazione, ha dichiarato che tale infezione riguarda soprattutto i pazienti immunodepressi.

Il trapianto fecale si è rivelato utile per l'eradicazione anche del Clostridium Difficile. Ma come funziona il trapianto fecale?

Trapianto fecale: i risultati della ricerca all'Ospedale San Gerardo di Monza

Lo studio condotto dall'ospedale San Gerardo di Monza ha preso in considerazione 25 pazienti affetti dal batterio multiresistente KPC.Il materiale fecale che proviene da un donatore sano si somministra attraverso il sondino naso-digiunale.

Già dopo una settimana dal trapianto si è assistito alla negativizzazione per il batterio. I primi dati quindi sono molto soddisfacenti anche se c'è bisogno di un follow-up più lungo per avere la certezza che vi sia stata la totale eradicazione. In questo senso Gori ha spiegato che già dopo una settimana dal trapianto si è assistito a una risposta positiva da parte del'organismo, tuttavia è ancora troppo presto per poter affermare che la cura funziona. Inoltre riguardo all'efficacia e alla sicurezza di questo trattamento la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha stabilito che il microbiota fecale è da considerarsi un prodotto biologico e non un farmaco, per cui saranno necessari altri studi ancora per vagliarne l'efficacia e la sicurezza.