Quelle di domani saranno certamente le elezioni più anomale della storia della Fifa, il massimo organo di potere del calcio mondiale. Eppure solo sette giorni fa, all'atto del ritiro clamoroso della sua candidatura, Luis Figo aveva lanciato un chiaro messaggio. Sostenuto da importanti addetti del mondo del calcio, l'ex stella di Real Madrid, Barcellona e Inter, aveva nel corso degli ultimi tempi girovagato per capire esigenze, problemi, interessi in gioco. L'obiettivo prefissato era quello di mettersi a disposizione di coloro che intendevano cambiare il sistema per ripulire la reputazione della Fifa, considerata "un'oscura organizzazione luogo di corruzione".

L'ex fuoriclasse portoghese era entrato giù duro, in particolare sul diverso trattamento riservato ai candidati in lizza. A suo avviso ai concorrenti non era stato concesso di rivolgersi alla Federazioni nel corso dei congressi. A tutti tranne che ad uno, Joseph Blatter: "Ha sempre parlato sul palco". "Sono stato testimone di numerosi episodi - accusava Figo - che dovrebbero far vergognare chiunque desidera un calcio libero, pulito e democratico". A mancare era stato anche il classico confronto aperto e trasparente di proposta elettorale tra i protagonisti. "Questo processo elettorale - concludeva rassegnato rimettendo la sua candidatura - è tutto tranne che un'elezione, è un plebiscito per consegnare il potere assoluto ad un solo uomo".