Un predestinato, uno di quei corridori cui la natura ha deciso di regalare quel qualcosa in più. Andy Schleck era così. O almeno lo era nel fisico, nelle qualità atletiche, in quel pedalare leggero in salita, quasi senza ombra di fatica. La testa invece si è ribellata alla vita del corridore, alla sofferenza, alle cadute, ai colpi di sfortuna. Andy Schleck è stato uno dei corridori più discussi e più criticati degli ultimi anni. Per il rapporto col fratello Frank che avrebbe potuto essere la sua forza ed è stato invece la debolezza. Perché avrebbe potuto e non è riuscito ad andare davvero in fondo.

Ora, a carriera finita prima dei trent’anni, Andy sta vivendo la sua vita lontano dal ciclismo.

La riconversione dell’ex

Andy Schleck ha rivelato che l’inizio della sua nuova vita da ex corridore è stato tutt’altro che facile. “Prima hai intorno un autista, un manager, un allenatore, un cuoco, chi va in banca e ti fa il bucato. Tu devi unicamente pensare ad allenarti e a correre. Poi improvvisamente tutto finisce e pensi: ma come hanno fatto a fare tutto questo? E non è che l’inizio”.

Una riconversione un po’ traumatica quella di Schleck, che però sta trovando nuovi progetti a dare stimolo al suo sguardo verso il futuro. Schleck adesso è impegnato nell’azienda del suocero che si occupa di impianti di riscaldamento e piscine, ma il richiamo per le biciclette è tornato a farsi sentire.

A gennaio aprirà un negozio di bici, a Itzig, in Lussemburgo. “Sono preparato perché mi sto già occupando di conti, ordini, magazzini” ha spiegato Andy Schleck.

Dal Galibier al negozio

Pensare ad un campione che solo quattro anni fa dominava il Galibier al Tour de France, che ha vinto una Liegi ed è salito sul podio del Giro d'Italia, ed ora, appena trentenne, si occupa di vendere biciclette, non può che fare un po’ di tristezza.

Ma Andy Schleck non sembra guardare indietro con nostalgia: “Spesso i giornalisti mi hanno rimproverato di non essere troppo aggressivo verso gli avversari, mi hanno detto che non ero un vero campione. Mi sono offeso, ma oggi posso dire di sì, probabilmente avevano ragione, ma io non ho rimpianti, non ero quel tipo di persona”.

Dimenticati gli alti e bassi della sua carriera ciclistica ora Andy Schleck può guardare al futuro con serenità, quella che aveva perso nelle ultime stagioni da corridore. “La mia compagna ha voluto appendere nel salotto la foto della mia vittoria sul Galibier. Io non volevo, ma ora mio figlio, che ha 18 mesi, mi indica la foto e dice papà. Il prossimo anno la gente verrà a trovarmi nel negozio e se vorrà gli racconterò la storia del Galibier”.