"Chi semina vento raccoglie tempesta". Probabilmente sta tutto in questo detto popolare il problema legato alla fornitura di power unit alla Red Bull per la stagione 2016 di Formula 1. Fin dagli esordi, il team di Mateschitz non si è mai distinto per simpatia e atteggiamenti di apertura verso i rivali. Quest'atteggiamento di superiorità ed eccessiva presunzione è stato mantenuto anche quest'anno nei confronti della Renault. Infatti, la scuderia austro - britannica, ha fin da subito accusato il costruttore francese di non aver lavorato ad un adeguato sviluppo delle power unit causando, di fatto, i disastrosi risultati che Ricciardo e Kvjat stanno ottenendo in pista.

L'accordo era valido anche per il 2016, ma la Red Bull ha deciso di disdire il contratto con la Renault, senza avere già un'intesa alle spalle con un altro fornitore, ed ora si trova con le spalle al muro.

Red Bull troppo sicura di sé: gli avversari poco propensi a venirle incontro

La rottura repentina con Renault, probabilmente deriva dalla sicurezza che la triade Mateschitz, Marko, Horner, aveva nel ritenere che le altre grandi aziende motoristiche avrebbero fatto a gara pur di fornire i loro motori ad una scuderia vincente e alla satellite Toro Rosso. Ma le cose non sono andate proprio così. Dapprima, sembrava fatta per una fornitura Mercedes, ma dopo l'incontro di Silverstone, la scuderia tedesca ha deciso di tirarsi indietro per le eccessive pretese della Red Bull che voleva power unit dello stesso livello di quelle utilizzate da Hamilton e Rosberg.

Il timore che il binomio tra i motori Mercedes e l'aerodinamica nata dal genio di Newey potesse tornare a dominare in Formula 1, ha fatto sì che il team delle "Frecce d'argento" si tirasse indietro.

Siccome in casa Red Bull la Honda non viene presa in considerazione neanche lontanamente, ecco l'avvicinamento con la Ferrari, avvenuto a Monza.

Come accaduto in occasione dell'incontro con Mercedes, anche in questo caso si pensava che si fosse ormai ad un passo dall'intesa, ma col tempo i rapporti si sono raffreddati. Sì, perché Horner e Newey anche da Maranello hanno preteso power unit con livelli d'aggiornamento massimi, e poi sono tornate a galla vecchie frizioni, relative al periodo in cui il marchio italiano concedeva i suoi motori alla Red Bull.

Infatti, nel 2006, Newey attaccò pesantemente la Ferrari, sostenendo che dava propulsori depotenziati rispetto a quelli montati dalle "rosse", atteggiamento ritenuto scorretto dal direttore tecnico delle monoposto austriache. Queste accuse portarono alla fine della collaborazione, con Red Bull che passò con la Renault. Poi la rivalità in pista, i battibecchi e i sospetti per la vettura creata da Newey spesso ritenuta al "limite" del regolamento e quell'atteggiamento di ostinata superiorità e di chiusura da parte della Red Bull mai venuto meno. Ebbene, questi fattori, sommati tra loro, stanno ostacolando non poco la trattativa per la fornitura relativa ai prossimi anni.

Formula 1 rischia grosso senza Red Bull e Toro Rosso

Il tempo scorre veloce: se entro la metà di ottobre la Red Bull e la Toro Rosso non avranno trovato un fornitore, potrebbero uscire dal Circus, e questo sarebbe un danno enorme per la Formula 1. La Federazione si ritroverebbe con appena 9 team al via, perdendo una squadra che negli scorsi anni ha ottenuto successi e portato sponsor importanti, ma anche il gruppo austriaco rischierebbe un'enorme perdita economica. Infatti, un'eventuale uscita dalla Formula 1, costerebbe all'azienda Red Bull circa 500 mln di perdite tra penali e mancati guadagni relativi alle sponsorizzazioni. Forse è il caso di essere un po' più ragionevoli e di scendere dal piedistallo?