La 24 Ore di Le Mans è di certo tra le gare più popolari al mondo. Conosciuta anche da chi di Motorsport non capisce nulla e non lo segue affatto.

Dal 1924 sono tante le edizioni che sono rimaste nella memoria degli spettatori, diverse case automobilistiche nella storia si sono sfidate su quello che dagli addetti ai lavori è considerato il circuito più affascinante, scegliendo come campo di battaglia la gara più dura e tesa di tutti i calendari motoristici a livello mondiale.

Di certol’edizione 2016 ha di fatto tutte le carte in regola per entrare nella leggenda.

Tutti sanno quanto questa gara sia lunga e difficile ma solo chi fa parte di questo mondo può davvero capire che tipo di dramma si sia consumato lo scorso weekend.

Perché la 24 ore di Le Mans in realtà non dura solamente 24 ore.

Le case lavorano per mesi,investono cifre che farebbero rabbrividire chiunque, per intere settimane faticano giorno e notte per costruire quei missili terra-aria che sfrecciano sul Circuito de La Sarthe. Cento vittorie in cento altre gare non varrebbero come una sola a Le Mans. Quella è La Vittoria.

Per 18 anni la Toyota ha cercato di vincere, ma solo quest’anno ci sono andati insopportabilmente vicini. Negli ultimi anni i giapponesi hanno dimostrato di avere una vettura affidabile e molto valida, ma sempre piùlenta rispetto all’imbattibile Audi e alla neoarrivata Porsche.

Quest’anno sembrava ci fosse tutto: velocità, piloti, affidabilità e un serbatoio che consentiva un giro in più a stint rispetto agli avversari.

Nonostante la Pole Position conquistata da Porsche, la casa giapponese ha dominato quasi interamentelagara, con l’equipaggio Nakajima-Buemi-Davidson. Quasi, perché a cinque minuti dalla fine, la Toyota TS050 Hybrid ha iniziato a rallentare per poi fermarsi lentamente sul rettilineo principale, singhiozzando disperata verso il traguardo, mai raggiunto.

E' stato uno dei momenti più surreali del recente Motorsport.

Tre box, tre emozioni, tre reazioni, il dramma.

Il sollievo di Audi fino a quel momento piuttosto anonima e invisibile, causa problemi tecnici che hanno afflitto entrambe le vetture, ma che ora si trova inaspettatamente sul podio con Di Grassi-Duval-Jarvis, forse per la prima volta con non troppo merito.

L’incredulità e poi l’incontenibile soddisfazione nelbox Porsche, per aver vinto a 5 minuti dalla fine, quando ormai sembrava tutto scritto. Ifesteggiamenti dei tedeschi, con i piloti che si rotolavano a terra dalla gioia, sono apparsi quasifuori luogo, se inseriti nella tragedia che nello stesso istante colpiva i giapponesi. Difficilebiasimarli, però. Jani, Dumas e Lieb hanno vinto la gara più difficile del mondo e per giunta a pochissimi minuti dalla bandiera a scacchi. Per la casa di Stoccarda è la seconda vittoria consecutiva.

Sono stati inevitabili lo sgomento, la delusione e le lacrime nel box del Team Gazoo Racing. Questa volta ce l’avevano fatta.

Anche chi non simpatizzava moltoper la casa nipponica, avrebbe provato un certo sollievo nel vedere la Toyota vincere almeno una volta davanti ai soliti imbattibili tedeschi, dopo così tanto tempo e così tanti investimenti di forze e sforzi.

Chi mai ha fatto una gara di 24 ore, a qualsiasi livello, può immaginare la pesantezza del momento che ora tutte queste persone dovranno superare per tornare a combattere al meglio nel prossimo scontro del World Endurance Championship al Nurburgring a settembre.

Difficile pensare ad un altro sport che possa rendere così immensamente felici, ma a tratti anche essere il più infame da praticare.

Difficile immaginare un altro sport che preveda investimenti economici e umani così giganti, ma che comprenda tante variabili fuori dal controllo umano, nelle mani della sola sorte.

Se ilpilota Alex Wurz dice “Non sei tu a vincere Le Mans, è Le Mans che ti lascia vincere”, allora diciamocelo, cara Le Mans, la Toyota questa volta meritava la tua clemenza.

Sarai anche affascinante come nessun’altra, ma quest’anno sei stata davvero troppo crudele.