C’è una storia che vale la pena raccontare prima di salutare questo 2016. La storia di una ricorrenza che porta con sé l’odore acre della benzina e il mito delle vetture Gruppo B, il sapore amaro della disfatta e quello indecifrabile del mistero. Una storia di velocità, di spettacolarità, di lotte in classifica che inebriano il pubblico delle prove speciali dei #rally italiani.

Gli “ingredienti” di quell’ anno sono #Lancia Delta S4 e #Peugeot 205 T16, il “ristorante” è quello del campionato italiano rally 1986 e gli “chef”sono dario cerrato e andrea zanussi.

Trent’anni fa, l’Italia del rally si apprestava a vivere la stagione più esaltante della storia del Campionato Italiano. Una bellissima pagina di storia che fa scoprire Andrea Zanussi, che sarebbe poi diventato editore del quotidiano L’Indipendente.

Comincia l’avventura

E’ il 21 marzo 1986 quando dal palco partenza del 1000 Miglia inizia l’avventura tricolore di Zanussi e della 205 Turbo 16 Gruppo B di Peugeot Italia. Per il pilota friulano, affiancato da Popi Amati, è il debutto al volante della vettura campione del mondo rally 1985. La T16 Evo 1 di Peugeot Italia è alla sua seconda stagione nel nostro Paese, dopo il debutto avvenuto l’anno prima e contrassegnato dalla vittoria di Gianni Del Zoppo ed Elisabetta Tognana a Sassari.

Per l’edizione 1986 del Cir, oltre al duo Zanussi-Amati, arrivano Claudio Berro nel ruolo di direttore sportivo e Mariolino Cavagnero con la sua nuova Italtecnica per la gestione della vettura. La gara bresciana va a Cerrato e alla Delta S4.

Debutta la Evo 2

La sfida prosegue fino alle “polemiche chiodate” di fine novembre in Valle d’Aosta.

L’albo d’oro vede scritto il nome del pilota di Corneliano d’Alba, ma se ci fosse stato quello del pordenonese nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Se il loro fosse stato un incontro di boxe, il verdetto di parità sarebbe stato adeguato. Dopo una stagione emozionante, in gare come il Costa Smeralda, Isola d’Elba, il Lanterna, la Targa Florio, si arriva al Rally di Limone Piemonte dove Zanussi può salire a bordo della 205 Turbo 16 Evo 2 Evo 2 targata “MI 07097Y”, utilizzata da Timo Salonen all’Acropoli e sperare di recuperare il distacco in campionato inflitto da Cerrato e dalla Delta.

Da quel momento inizia la fase di recupero. Quattro vittorie di fila.

I ‘pasticci’ di Sanremo

A metà ottobre, il Rally di Sanremo, gara valida anche per il Campionato del Mondo Rally, che segna la sfida finale tra i due contendenti al titolo, con Bruno Saby a fare da terzo incomodo. Una lotta incertissima si dipana per due tappe, almeno fin quando, come un fulmine a ciel sereno, nel pomeriggio di giovedì 16 ottobre, (proprio alla vigilia dell’ultima e decisiva tappa), il direttore di gara di esclude le tre Peugeot superstiti: quella di Kankkunen, quella di Saby e quella di Zanussi. Le bandelle laterali (in uso da diverse gare) avrebbero la funzione di appendici aerodinamiche per lo sfruttamento dell’effetto suolo, modifica assolutamente vietata dai regolamenti.

Un chiodo è per sempre

Si arriva al decisivo Rally d’Aosta. Il friulano ed il piemontese non si risparmiano per arrivare al titolo tricolore. Uno splendido duello che però nella mente di tutti si associa immediatamente ad una sola parola: chiodi. Quelli che una mano ignota getta sull’ asfalto di quella prova speciale a La Salle e che, forando un pneumatico, spezza il sogno di Zanussi di vincere il tricolore. Il 18 dicembre 1986 si riunisce la Fisa che, dopo aver ritenuto le Peugeot regolari, annulla il risultato sanremese infliggendo una multa agli organizzatori ed una squalifica ai commissari sportivi ed al direttore di gara, Adolfo Rava. Markku Alen perde il titolo mondiale a favore di Juha Kankkunen e la Lancia presenta un ricorso che non avrà successo.