Sono trascorsi oltre otto anni, erano le Olimpiadi di Pechino del 2008. L'imprendibile staffetta 4x100 della Giamaica vinse la medaglia d'oro, la terza di quei Giochi per Usain Bolt. Lui ne avrebbe vinte altre 6, tre a Londra 2012 ed altrettante lo scorso agosto a Rio de Janeiro. Un totale di 9 ori che oggi ha perso un pezzo e che, pertanto, cambia inevitabilmente la storia della disciplina 'regina delle piste'. I tre ori ottenuti in Brasile avevano, infatti, permesso a Bolt di eguagliare il primato di titoli olimpici complessivi, relativi all'atletica, detenuto da Paavo Nurmi e Carl Lewis.

Il record dei record di 're Usain' non esiste più, tutto questo a causa della decisione del CIO che ha annullato l'oro giamaicano nella staffetta di Pechino a causa della positività all'antidoping di Nesta Carter, uno dei quattro protagonisti della finale olimpica insieme ad Asafa Powell, Nickel Ashmeade e, naturalmente, Usain Bolt.

I casi Carter e Lebedeva

Il 'caso Carter' non mancherà di sollevare un ulteriore polverone di polemiche per uno sport già devastato dal 'Doping di stato' di Mosca che, di fatto, ha causato l'esclusione quasi integrale della rappresentativa russa di atletica leggera alle Olimpiadi brasiliane. Quello di Nesta Carter è uno dei tanti casi di doping - sono oltre 450 - rilevati lo scorso anno dopo una nuova serie di analisi e test clinci effettuati dal CIO.

L'atleta giamaicano, oro nella staffetta anche a Londra 2012 e campione mondiale della specialità a Taegu (2011), Mosca (2013) e Pechino (2015), è risultato positivo alla methylhexaneamina. La revoca del titolo olimpico 2008 nei confronti della Giamaica ridisegna ovviamente il podio cinese: l'oro viene pertanto assegnato alla staffetta di Trinidad & Tobago (Bledman, Burns, Callander e Thompson), l'argento al Giappone ed il bronzo al Brasile.

Il CIO ha inoltre cancellato un'altra medaglia olimpica di Pechino 2008, quella d'argento ottenuta dalla russa Tatiana Lebedeva nel salto triplo perché la stessa è risultata positiva al Turinabol. Il secondo metallo più ambito passa dunque al collo della kazaka Olga Rypakova che, curiosamente, in quella stessa gara aveva chiuso al quarto posto ma era stata 'promossa' al terzo per la squalifica - sempre per doping - della greca Hrysopiyo Devetzi.

Il bronzo va invece alla cubana Yargelis Herrera. Il titolo olimpico 2008 della specialità, fuori discussione da questo incredibile 'balletto da fuori e dentro il podio', è sempre quello della camerunese Francoise Mbango.

Olimpiade da riscrivere?

I nuovi test del CIO continuano dunque a cambiare l'albo d'oro dei Giochi di Pechino del 2008. Lo scorso novembre infatti venne ufficializzata la revoca di ben dieci medaglie, nel dettaglio tre argenti e sette bronzi. Tra gli atleti squalificati, i lottatori Vitaly Rahimov (Azerbaigian) e Khasan Baroev (Russia), la pesista Irina Nekrasova (Russia), l'ucraino Denys Yurchenko ed il greco Chrysopigi Devetz, bronzo rispettivamente nel salto con l'asta e nel salto triplo.

Squalificata retroattivamente anche Elena Slesarenko che a Pechino era però finita fuori dal podio nella gara di salto in alto; non ha comunque perso il titolo olimpico ottenuto ad Atene nel 2004. Andando ancora indietro nei mesi dello scorso anno, a settembre venne ufficializzata la squalifica per doping della cubana Yarelys Barrios, argento nel lancio del disco a Pechino 2008. Sono solo gli ultimi tra i protagonisti di un'Olimpiade la cui storia andrebbe in parte riscritta.