L’ultima immagine di Luca Paolini nel Ciclismo professionistico resterà quella del Tour de France 2015, quando il corridore comasco fu allontanato dalla corsa dopo l’annuncio della positività alla cocaina. La squalifica per quella vicenda è ormai conclusa, ma Paolini non è riuscito a trovare nessuna squadra disposta a dargli fiducia. L’ormai ex corridore ha abbandonato ogni speranza di tornare a gareggiare, ma nel suo addio al ciclismo risaltano anche tante frecciate polemiche.

Paolini: i no da Astana e Bahrain

Luca Paolini era uno dei personaggi più ammirati nel mondo del ciclismo fino all’estate del 2015.

Forte e generoso come pochi, capace di vincere, aiutare, sacrificarsi e fare gruppo, un vero esempio. Anche per questo la notizia della sua positività alla cocaina annunciata durante il Tour de France aveva colto tutti di sorpresa. Paolini fu allontanato dalla corsa, sospeso e poi squalificato, una storia che nel bel mezzo della corsa più importante del mondo creò non poche difficoltà all’immagine del ciclismo. Dopo lunghi mesi il corridore comasco raccontò la difficile storia nascosta dietro a quella vicenda: i problemi dopo un lutto familiare, i momenti di debolezza nel ricorrere ai sonniferi in dosi sempre più massicce e la caduta nella cocaina.

Fortunatamente Paolini è riuscito a trovare la forza per disintossicarsi e tornare ad essere padrone della propria vita, ma al termine della squalifica non ha più trovato un posto in mezzo al gruppo.

Il comasco ha ripreso ad allenarsi con più forza che mai, ma ha trovato tutte le porte sbarrate. “Alla Astana Vinokourov mi ha detto che non poteva prendermi dopo la mia squalifica e detto da lui mi ha fatto sorridere” ha raccontato Paolini alla Gazzetta dello Sport. Anche al Team Bahrain il passato di Paolini si è rivelato pesante: “La cultura araba non ammette nessun errore su alcool e droga” ha continuato l’ex corridore, che si è mostrato colpito negativamente dall’atteggiamento della Federciclismo.

“So che ho fatto male al ciclismo, ma ho anche dato tanto prima. Solo Cassani mi ha chiamato qualche volta, dal resto della Federazione solo indifferenza, avrei apprezzato di più se mi avessero chiamato per dirmi che sono un cog**one”.