"La miglior Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima", amava dire Enzo Ferrari. C'è sempre una prossima Ferrari, ma in attesa di scoprirla ci godiamo l'attuale che ha vinto con pieno merito la gara d'esordio del Campionato Mondiale di Formula Uno 2017. Il Cavallino, in questi ultimi giorni di marzo, ha rubato la scena italiana alla politica ed alla cronaca. Giusto così, perché in fin dei conti il marchio Ferrari è una delle poche cose, forse l'unica, che rende tutti gli italiani orgogliosi nel mondo. Oltretutto, la rossa di Maranello ha compiuto proprio in questi giorni i suoi primi 70 anni, un compleanno con i botti dopo che Sebastian Vettel ha messo in fila le Mercedes in quel di Melbourne.

Il tributo della politica

E per la Ferrari, ovviamente, si è scomodata anche la politica dopo il successo in Australia. Eloquenti, tanto il tweet del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni (grandissima #Ferrari. L'Italia che torna a vincere), quanto la dichiarazione dell'ex premier Matteo Renzi, "felice di risentire nuovamente l'inno di Mameli in F1". E tra i miracoli dellle 'rosse', c'è anche quello di mettere d'accordo i leader di opposte fazioni. "Grande Ferrari e Grande Seb - si legge nel tweet di Luigi Di Maio - oggi vince il Made in Italy". Siamo d'accordo con il vice presidente della Camera: la nuova Ferrari SF70H premia la professionalità italiana, dopo che l'amministratore delegato, Sergio Marchionne, ha inserito due italianissimi in altrettati ruoli di primo piano.

Il direttore tecnico è Mattia Binotto che ha sostituito l'inglese James Allison. Il capo progetto è Simone Resta mentre Lorenzo Sassi e Luigi Fraboni dirigono il reparto power unit ed Enrico Cardile quello aerodinamico.

Vettel, l'uomo in più

"Un'azienda è composta innanzitutto dagli uomini", è un'altra frase di Enzo Ferrari. Oggi come ai tempi del 'Drake' una grande guida consente di colmare il gap tra macchine diverse, quando questo non è oceanico.

Con Sebastian Vettel, la Ferrari dispone del miglior pilota del Mondiale. Seb ha già vinto quattro titoli con la Red Bull, ma il suo sogno resta quello della gloria con la rossa, così come il suo celebre connazionale Michael Schumacher. Il pilota tedesco è certamente meno 'spregiudicato' di Lewis Hamilton, quest'ultimo aggressivo ed estremo, ma fortunato ad aver sempre avuto a disposizione macchine perfette.

Il suo tallone d'Achille, infatti, è sempre stato quello di abusare dei limiti delle sue vetture, quelli esistono anche se la meccanica è pressoché senza difetti. Le sue sconfitte sono nate da clamorosi errori di valutazione in tal senso. Vettel è più tecnico, in grado di lavorare in piena armonia con ogni componente della sua vettura. Possiede inoltre una mente organizzativa, un perfezionismo ed una sensibilità al volante sconosciuta al suo avversario. Tra i piloti del dopo-Schumacher è certamente quello che, stilisticamente, gli si avvicina maggiormente.

I gap da colmare

Ferrari favorita per il titolo? Dirlo dopo un solo GP è prematuro. La vittoria in Australia, oltre alla splendida tenuta della vettura, l'abilità e la guida pulita di Vettel, va attribuita anche al grande lavoro sulle gomme.

Sul giro secco, però, sono ancora le Frecce d'argento ad essere più veloci e questo, in una specialità dove i sorpassi sono diventati pura utopia, potrebbe essere un problema non da poco. È lecito chiedersi se il risultato sarebbe stato lo stesso, senza l'errore tattico ai box Mercedes. Forse si, ma sarebbe stato molto più difficile vincere il duello con il pilota britannico. È però fuori di dubbio che la competitività del Cavallino abbia generato crescente nervosismo nel team campione in carica. Intanto la Ferrari ha già vinto il suo campionato di audience. Sono stati oltre 635 mila i telespetttatori che hanno visto in diretta il GP d'Australia su Sky e, contando anche coloro che hanno guardato le differite su Sky e sulla Rai, si arriva ad un totale di 6 milioni e 200 mila. Davvero niente male.