Per la prima volta il Giro d’Italia ha preso la strada dell’Olanda. Tom Dumoulin ha concretizzato il sorpasso all’ultima tappa, la cronometro di Milano, andando a comandare uno dei podi più serrati della storia del Giro. Il campione olandese ha poi ripercorso le emozioni e gli episodi che hanno reso avvincente, sorprendente ed incerto il suo Giro d’Italia. Dumoulin ha parlato del suo percorso di avvicinamento al ruolo di corridore da grandi corse a tappe, dei momenti critici vissuti nelle tre settimane di Giro e di quell’ultima giornata così intensa e particolare che gli ha regalato la maglia rosa.

Dumoulin: ‘Quanto stress’

Per raccontare il suo Giro d’Italia Tom Dumoulin è partito dall’atto finale, dalla cronometro di Milano che ha segnato il sorpasso su Quintana, Nibali e Pinot. La giornata conclusiva del Giro d’Italia, quella in cui si aspettavano la sua rimonta, è iniziata in maniera tranquilla, ma piano piano il livello di stress è salito. “Ho fatto una buona ricognizione, avevo un materasso dietro al bus per rilassarmi, poi a pranzo ho cominciato ad essere nervoso” ha spiegato Tom Dumoulin come riportato dal sito ufficiale della corsa.

Il campione olandese ha voluto vivere la sua cronometro al buio, concentrandosi sulla sua prestazione e senza avere riferimenti cronometrici sugli avversari.

“All’arrivo tutti si sono congratulati, stavo festeggiando la vittoria” ha raccontato Dumoulin rivelando un curioso aneddoto dovuto probabilmente ad una grafica non aggiornata: “Sono entrato nella tenda, ho visto che c’erano solo tre secondi tra me e Quintana e mi sono arrabbiato con tutti quelli che si erano congratulati, ero nervoso, è stato il momento più stressante della mia vita” ha continuato Dumoulin, che poi è stato rassicurato dalle notizie più fresche sui distacchi.

‘Il momento più difficile’

Dalla festa si è poi tornati a parlare di questioni più tecniche e tattiche. A Tom Dumoulin sono stati nuovamente riproposti i paragoni con i grandi passisti del passato che sono riusciti a vincere anche nei grandi giri. “Non sono il primo specialista delle crono che fa bene in montagna, Indurain è cinque passi davanti a me.

Un altro è Wiggins ma non voglio paragonarmi a nessuno”. Dumoulin ha poi ripercorso la strada che l’ha portato a diventare così forte anche in montagna: ‘Da giovane non mi allenavo in salita, non ce ne sono a Maastricht, ora faccio allenamenti in quota, ho perso due chili rispetto a tre anni fa e so soffrire di più” ha spiegato Dumoulin.

E la capacità di soffrire è venuta fuori in quello che Dumoulin ha sottolineato come il momento più difficile di queste tre settimane di Giro d’Italia. Il campione olandese ha spiegato che non è stato tanto quella curiosa e discussa fermata prima dello Stelvio, ma due giorni dopo quando è stato attaccato nella discesa da Cima Sappada durante le fasi iniziali della tappa di Piancavallo.

“Sapevo che avrei avuto dei problemi ad alimentarmi ma la cosa buona è che in una brutta giornata ho perso solamente un minuto” ha concluso la maglia rosa.