Quella di ieri è stata l’ultima partita di Francesco Totti con la maglia della Roma. Una delle più grandi bandiere del Calcio italiano si è congedata dal rettangolo verde in un clima semplicemente irreale, dopo un regno durato 23 lunghissimi anni.

Bambino, ragazzo, uomo

Raramente si è visto uno stadio così pieno e così unito piangere insieme, non per il risultato di una partita ma per dare un ultimo abbraccio a chi ha segnato un’intera epoca dello sport azzurro. A un uomo che si è sforzato di leggere una lettera bellissima, piena d’amore per la sua squadra e per la sua città.

A un uomo che ancora si sente un ragazzino che “da domani diventa grande”, uno che non vorrebbe smettere mai di calciare quel pallone. Circondato dall’affetto della sua gente il Capitano ha messo a nudo le sue paure, ha ammesso di aver pianto ogni giorno, ha chiesto l’aiuto del suo popolo, ha tentato anche di scherzare, ma spesso gli sono mancate le parole. Come sono mancate a De Rossi, un altro che di personalità non fa certo difetto, che però non è riuscito nemmeno a guardarlo in faccia quando gli ha consegnato una targa da parte della squadra. Anche questo è il valore dell’uomo Totti, dell’“ultimo grande gladiatore”, come è stato definito dallo spagnolo As.

L'abbraccio di tutti

Sì, perché l’affetto e la commozione per Totti hanno travalicato i confini dello stadio e quelli nazionali fin da subito.

Il brasiliano O Globo ha definito questo addio “epico”, l’australiana Abc parla di “lacrime, paura e amore”, l’Equipe, il Sun, Marca, tutti omaggiano il "Dieci" azzurro. Del resto, vedendo le espressioni dei compagni si capisce molto di quello che è stato per la città e per l’intero movimento calcistico. Era forse facile prevedere la commozione di Florenzi e di De Rossi, legati alla città e alla maglia quasi quanto il loro Capitano, ma un po’ meno lo era immaginare Manolas e Nainggolan visibilmente emozionati e con gli occhi lucidi.

Come lo dovevano essere Buffon, Sergio Ramos, Cannavaro, Pirlo e i tantissimi avversari che l’hanno omaggiato sui social, in un mare di post e tweet che continua a crescere.

È sempre difficile colmare il vuoto che le leggende lasciano negli spogliatoi.

Chiedete al Barcellona di Xavi e Puyol, al Manchester di Scholes e Giggs, all’Arsenal di Henry. Ma questa volta, dopo gli addii di Del Piero, Maldini e Zanetti, il tanto anticipato saluto di Totti ha chiuso un ciclo per l’intero movimento calcistico italiano, costretto a salutare un’intera generazione di Capitani. Per fortuna possiamo essere certi che nel nostro Paese ci siano ancora dei bambini che, mentre palleggiano in cortile con la maglia numero 10 sulle spalle, sognano di portare la fascia per la loro squadra del cuore. E questo, in fondo, è tutto ciò che serve perché questo sport rimanga il più bello del mondo.