C’è un virus molto pericoloso che da alcuni anni si sta insidiando nel rugby italiano, quello della discriminazione: stavolta ha colpito la squadra femminile della base militare di Sigonella. Protagonista della discriminazione è il coach della squadra Dynamo Dora Rugby. In occasione della terza edizione della Festa del rugby popolare che si svolgerà il prossimo 2 giugno a Torino, l’allenatore della squadra Sigonella Hoplite Rugby Female, ovvero la formazione femminile della Naval air station (Nas), base della Marina americana di Sigonella, ha chiesto la possibilità di poter partecipare.

Il messaggio di risposta su Facebook è stato negativo: con un certo orgoglio, l’allenatore della Dynamo Dora ha pubblicato la risposta in cui nega l’invito alla squadra Sigonella Hoplite Rugby Female, specificando anche che tra gli ospiti non graditi dell’evento ci sono “polizia, militari, fascisti e autorità varie”.

I motivi di una discriminazione nel rugby

Certo, si può discutere sulla presenza – a volte ingombrante – delle basi militari della Nato e dell’ingerenza statunitense negli affari italiani: di certo, però, lo sport dovrebbe rimanere fuori da certe questioni. Non ci si dovrebbe scordare come nell’Antica Grecia si sospendessero addirittura le guerre per svolgere i Giochi Olimpici e rispettare il sacro ideale dello Sport.

Nel rugby, invece, ci sono storie di importanti pacificazioni nazionali: la palla ovale, ad esempio, ha svolto un ruolo importante per unire il Sudafrica, Paese storicamente diviso per i contrasti tra bianchi e neri. In Irlanda, invece, i rugbisti delle due nazioni tra loro ostili (la repubblica cattolica dell’Eire e l’Irlanda del Nord protestante) si uniscono in un’unica maglia e cantano un unico inno, assieme ai rispettivi tifosi mettendo da parte ogni conflitto.

Rugby intollerante: brutta figura per la FIR

In Italia, pochi anni fa, si verificò un’altra discriminazione: a Roma, in una partita di un campionato di serie C tra All Reds e Corsari, i padroni di casa – il cui campo è all’interno di un centro sociale antifascista della Capitale – scelsero di non far disputare la partita perché uno degli avversari era ritenuto un militante di destra.

Ora, dunque, la storia si ripete con l’episodio della Dynamo Dora Rugby: e pensare che tra le informazioni, sulla loro pagina Facebook si legge “A Rugby si gioca con la palla ovale e con le mani, ma soprattutto con la testa e con il cuore. Possono giocare tutti, senza distinzioni di esperienza, genere, peso, taglia”. Più che una meta, sembra proprio che si siano fatti un autogol.

In tutto questo, però, la Federazione Italiana Rugby, cosa fa? L’ultimo episodio discriminante accade nelle stesse ore in cui sulla pagina Facebook della Fir appare la foto di due rugbisti uomini che si baciano sulla bocca in occasione della giornata contro l’omofobia. L’immagine non è piaciuta a molti appassionati della palla ovale semplicemente perché il rispetto è alla base di ogni sport, soprattutto del rugby e ostentare la propria sessualità è apparso fuori luogo. Quali commenti lasceranno alle intolleranze di All Reds e Dynamo Dora Rugby? Alcune discriminazioni sono consentite e altre no?