Due partite differenti, due categorie diverse, ma si allungano le stesse ombre su uno sport considerato generalmente sano. A Paganica - in Abruzzo - e a Roma si sono verificate due risse che hanno coinvolto giocatori e pubblico.

Under 18: rissa tra Paganica e Appia

E' pieno di amarezza il post apparso su Facebook sulla pagina dell'Asd Appia Rugby. Nel resoconto della squadra romana si legge di "un ragazzino di 17 anni colpito da un adulto entrato in campo scavalcando la recinzione". Questo adulto, però, sempre secondo il racconto della squadra romana "stava guardando la partita proprio dove i giocatori della prima squadra del Paganica erano in attesa di andare negli spogliatoi prima di giocare loro partita" che si sarebbe disputata subito dopo.

Dunque, l'aggressore era vestito con la loro stessa divisa: "ovviamente - hanno precisato dall'Appia Rugby - non sappiamo se sia un giocatore, un tifoso oppure un romano travestito come ha ipotizzato con serietà un dirigente della squadra abruzzese".

Durante la rissa, secondo i romani nessuno ha preso posizione: anzi, anche altri sarebbero entrati a prendere parte alla scazzottata. "Nello sguardo del nostro capitano - è il commento alla foto dell'Appia Rugby - c’è tutto il disprezzo e sdegno di un rugbista verso chi disonora questo nobile Sport: merito e onore al pilone abruzzese che da sportivo vero cerca di tranquillizzarlo".

Inutile essere ipocriti: nel rugby le risse possono accadere e sono più probabili rispetto a qualsiasi altro sport per il suo alto livello di contatto che spesso - non per forza volontariamente - può sfociare in un gesto scorretto.

Quasi sempre, poi, gli avversari riescono a chiarirsi nel Terzo Tempo, mangiando e bevendo insieme. Quello che non deve succedere, però, è il coinvolgimento del pubblico in episodi che riguardano esclusivamente il campo.

Serie A: Primavera - Gran Sasso

Un episodio simile, almeno secondo le prime ricostruzioni, si è verificato sempre ieri durante la gara di Serie A tra la Primavera e il Gran Sasso a Roma.

Sulla pagina Facebook della società Gran Sasso si parla di "Spettatori che entrano in campo e ingaggiano una rissa con i giocatori: basterebbe questo per evitare ogni ulteriore commento, su uno sport che forse deve tornare ai valori, prima di decantarli in otri di frasi vuote”. Le cose, però, sarebbero andate in maniera molto diversa secondo il racconto di un giocatore della Primavera che abbiamo raggiunto telefonicamente.

Durante un'azione di gioco, infatti, ci sarebbe stato un violento calcio di un giocatore del Gran Sasso alla testa di un atleta della squadra romana mentre era a terra. Questo avrebbe provocato la reazione scomposta di giocatori e di qualche spettatore prontamente bloccato dalla reazione dell'arbitro. Il direttore di gara, inoltre, avrebbe provveduto immediatamente a espellere il giocatore del Gran Sasso autore del calcio alla testa.

Come già osservato, dunque, nel rugby le risse possono accadere: o meglio, ci sono sempre state, su ogni campo in ogni epoca e probabilmente si verificheranno in futuro. Il fatto che si tratti di uno sport di contatto, non totalmente compreso dalla gran parte delle persone che spesso lo criticano o lo ignorano, fa in modo che una zuffa si trasformi mediaticamente in una guerra civile.

A differenza di altri sport, però, nel rugby il più delle volte ci si riconcilia per davvero col proprio avversario durante il Terzo Tempo che è un momento ben diverso dallo squallido corridoio sperimentato (e subito abortito) nella serie A del calcio. I giocatori con gli avversari si stringono le mani facendosi il "corridoio" a vicenda. Poi a mangiare e bere tutti insieme. Il pubblico, invece, dovrebbe rimanere fuori, sia a fine partita che - soprattutto - durante.