Il tempo è un ostacolo inarrestabile, in grado di rendere tutto passeggero ed effimero; ci sono cose che dal tempo vengono irrimediabilmente corrose e cancellate. E poi c’è LeBron James. Il “bambino di Akron”, 15 stagioni in NBA e nessuna intenzione di perdere anche un solo colpo. Ormai capace dell’impossibile, il Prescelto non fa altro che alimentare la propria stessa leggenda, partita per partita.

Impossibile abituarsi ai suoi colpi di teatro, alla sua straordinaria capacità di “sentire” la partita come forse nessun altro al mondo. Impossibile anche prevedere il momento in cui il Re si accenderà per dare il meglio di sé, anche se c’è più di un semplice indizio a suggerire che quel momento è il quarto periodo di ogni gara.

Il tempo è tiranno, ma per LeBron anche un compagno

L’ultima impresa titanica proprio mercoledì nella Quicken Loans Arena dei suoi Cleveland Cavaliers, contro i Brooklyn Nets. La partita è una come tante per questi Cavs di inizio stagione, passata a rincorrere la vittoria tra alti e bassi; ma soprattutto nei primi minuti niente di straordinario da LeBron, anzi. James manca una schiacciata in campo aperto, per poi sbagliare un forzatissimo tiro da 3 punti. Coach Tyronn Lue si infuria, ma dopo l’intervallo Cleveland è comunque sotto di 7. Per James anche un violento scontro col centro di Brooklyn, Tyler Zeller, che gli procura una ferita sul labbro. Niente di più semplice: punti di sutura in spogliatoio e rientro in campo per realizzare l’ennesimo miracolo cestistico: 23 punti nell’ultimo quarto di gioco, 18 dei quali consecutivi.

Partita portata a casa per 119-109.

Ma LeBron James non è nuovo a queste imprese a tu per tu con il cronometro: anche contro New York, nella recente trasferta del 13 novembre sul campo dei Knicks, il capitano dei Cavaliers ha regalato al pubblico del Madison Square Garden un finale di partita al cardiopalma, con una difesa da manuale sull’ “unicorno” Kristapsz Porzingis ed una vigorosa presa in carico dell’intera squadra, per portare i compagni a rimontare e vincere su New York.

Vittoria che ha lasciato l’amaro in bocca nientemeno che all’amico rapper Jay-Z, tifoso sfegatato del team della Grande Mela.

Prestazioni come queste, James non le regalava al pubblico da Gennaio 2008 contro i Raptors, con cui ha sempre avuto una particolare competitività.

“Mi sento al meglio della mia carriera”. L’apice della maturità di un giocatore eterno

Non c’è un vero segreto dietro all’assoluto autocontrollo di James nelle fasi conclusive. Il vero motivo sta nel fatto che l’uomo-franchigia di questi Cavs profondamente mutati, è un giocatore unico. Per la sua capacità di ricoprire tutti i ruoli del quintetto al meglio, per l’adattamento alle situazioni di pressione e sacrificio, ma soprattutto per leadership e forza di volontà. D’altro canto però, lasciar intendere che durante i precedenti tre quarti di gioco il Prescelto resti a guardare, sarebbe un grave errore. Vero è che si tratta del giocatore al primo posto per punti segnati nel quarto periodo (10 di media), ma lo è altrettanto il fatto che LBJ in questo avvio di stagione regolare NBA è stato già capace di prestazioni da ben 57 punti, come quella del 3 novembre contro i Washington Wizards. Un momento magico della sua intera carriera, a suo stesso dire. Un Re d’acciaio nel cuore e nel fisico, destinato ad entrare nella leggenda. Stavolta, non all’ultimo minuto.