La rivincita della finale 2017: All'AT & T Center di San Antonio, Texas va in scena la "rivincita" della finale della Western Conference 2017 quando i warriors di Steve Kerr asfaltarono gli spurs con un agevole 4-0, preludio al secondo titolo in tre anni della franchigia della baia di San Francisco.

Inizio frizzante

La principale novità nei quintetti iniziali la presenta Gregg Popovich che manda nello starting five "slo-mo" Kyle Anderson in luogo di Dejounte Murray che Pop prova ad utilizzare in uscita dalla panchina. Con Tony Parker nel suddetto ruolo di play e soprattutto Kawhi Leonard ancora ai box dopo "il fattaccio" di gara uno dell'anno scorso con Zaza Pachulia le scelte dello staff tecnico dei nero-argento sono obbligate e il quintetto è completato da LaMarcus Aldrige e Danny Green nel ruolo di esterno.

Per i Warriors soliti cinque con i big three Curry-Durant-Thompson con Green da 4 e il georgiano Pachulia starter nel ruolo di centro. Dopo le schermaglie iniziali inizia un leitmotiv con un oceano di palle perse da ambo le parti che ha l'effetto di generare confusione e time out a raffica. Dal marasma generale emerge il lampo di Danny Green, miglior stoppatore e miglior schiacciatore della NBA fra gli esterni che si porta a casa il ferro battendo il tiepido close out difensivo di Draymond Green che salta sulla finta di tiro da tre dell'ex Cavs favorendone la penetrazione. Coach Kerr quasi entra in campo per urlare "wake up" e qualche altra espressione colorita ai suoi trattenuto a stento da un mai troppo agile Mike Brown che comunque non gli evita il tecnico.

Nell'intervista di fine primo quarto dichiarerà che è stanco di venire a San Antonio a essere "preso a pugni" a inizio partita e che i suoi questo devono capirlo.

I Warriors iniziano a carburare

A inizio secondo quarto il messaggio sembra essere recepito anche se un Aldridge molto attivo costringe ancora la difesa dei Warriors agli straordinari, peraltro vani.

Il lungo ex Portland coadiuvato da un Gasol tanto preciso nei jumper dalla media distanza quanto pigro nei recuperi difensivi tiene San Antonio comodamente sopra il margine del più dieci fino a fine primo tempo. Dall'altra parte però gli splash brothers Curry e Klay Thompson, con quest'ultimo particolarmente sugli scudi, iniziano a mietere triple importanti, nonostante un Kevin Durant opaco da 0 su 6 dal campo.

Grazie al duo storico di Golden State comunque gli uomini di Kerr riescono a chiudere il primo tempo sul -5.

Secondo tempo con le marce alte

Gli effetti della "scenata" di Steve Kerr nel primo quarto si vedono già dai primi secondi della ripresa quando Draymond Green incendia la retina dall'arco costringendo coach Popovich a un fulmineo time out dopo solo un minuto di gioco. La pausa però non serve a fermare l'emorragia degli Spurs che sembrano aver già finito la benzina e lentamente si fanno riprendere grazie a un sontuoso Thompson che con la consueta eleganza da ballerino spara da tre dall'angolo senza pietà, chiuderà con 27 punti, 5 triple per un totale di 11 su 17 dal campo. Si sveglia anche Kevin Durant che dopo il magro score della prima frazione inanella uno strepitoso 6 su 6 che marchia indelebilmente la gara.

Parola fine

Per gli Spurs la gara scappa via e la parola fine definitiva la mette proprio coach Popovich che mette in scena uno show dei suoi. Protestando animatamente per una tripla di McCaw che a suo dire aveva commesso passi in partenza sbraita platealmente in faccia a uno degli arbitri, a stento trattenuto dal suo staff. L'espulsione è automatica. Chi conosce bene Pop sa che queste scenate non sono una novità per il coach ormai da vent'anni sulla panchina dei texani e che spesso più che da una genuina protesta nei contronti della terna arbitrale sono dettate dalla volontà di dare un chiaro messaggio ai suoi per il prosieguo della stagione. Il coach esce, come sempre, fra gli applausi dell'AT & T Center mentre il suo posto in panchina viene preso dal "nostro" Ettore Messina che dirige le operazioni giusto in tempo per il garbage time finale.