Sono ventitré le persone coinvolte nell'affare del pizzo sulle cozze tarantine secondo i carabinieri e la guardia costiera di Taranto, che hanno concluso con successo l'operazione "Piovra". Secondo chi indaga, oltre al pizzo, gli arrestati si sarebbero anche occupati di "smerciare" cozze potenzialmente pericolose senza i controlli obbligatori per legge.

Tra le persone arrestate, cinque sarebbero finite in carcere anche per reati collegati all'inchiesta: associazione per delinquere, furti e commercializzazione illegale delle cozze, accanto alla raccolta illegale di datteri a mare sarebbero tra i reati contestati dai militari di Taranto.

L'operazione "Piovra"

L'operazione congiunta delle forze dell'ordine, denominata "Piovra", è scattata nel 2014. Secondo i militari che si sono occupati delle indagini, gli arrestati, a bordo di piccole imbarcazioni, minacciavano chi si occupava della coltivazione dei mitili, assicurando protezione.Chi si rifiutava di pagare il pizzo era soggetto a furti e ad altri episodi di violenza.

Per poter verificare chi ci fosse dietro a questo affare, i carabinieri hanno intercettato le conversazioni all'interno delle imbarcazioni e hanno raccolto le testimonianze di diverse vittime, che hanno subito furti e danneggiamenti alle proprie attività.

Cozze potenzialmente pericolose

I malfattori si sarebbero occupati dei mitili anche in proprio, svolgendo attività di raccolta illegali e creando una rete di connivenze per la vendita.

Secondo chi indaga, sarebbero ben 10 chili di materiale potenzialmente pericoloso il frutto della raccolta illecita per il solo 2014, che veniva venduto sotto gli occhi di tutti nel mercato Fadini, senza alcuna certificazione atta a dimostrare la bontà dei mitili dal punto di vista igienico-sanitario.

Delle ventitré persone chiamate in causa in questa vicenda, oltre alle cinque in carcere, otto sono state condotte agli arresti domiciliari, mentre altre dieci sono state indagate. Ora, si dovrà accertare se ci sono altre vittime del racket che sono state danneggiate, ma, almeno per ora, le cozze tarantine sono salve!