E' stata annunciata come una tassa sui condizionatori, una vera e propria 'doccia fredda' per chi pensava di sfuggire all'ondata di afa dell'estate più calda degli ultimi anni con l'acquisto di un condizionatore.

A lanciare l'allarme sono le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori che denunciano come vessatoria nei confronti dei cittadini l'introduzione di una direttiva europea che introduce l'obbligo di libretto d'impianto per i condizionatori e comporterà, secondo le stime delle associazioni, un aggravio medio di 200 euro a famiglia.

La direttiva europea e l'obbligo di libretto per i condizionatori: una tassa nascosta?

La denuncia di Adusbef e Federconsumatori nasce da una direttiva europea del 2013 sulle emissioni di anidride carbonica che equipara condizionatori e climatizzatori agli impianti di riscaldamento, introducendo l'obbligo del libretto d'impianto e dei controlli periodici ogni 4 anni.

La direttiva era stata recepita nel 2014 dal governo Letta, ma la sua entrata in vigore ha suscitato le immediate reazione delle associazioni dei consumatori che si dicono pronte a ricorrere in ogni modo, sia in sede nazionale che europea, contro quella che è considerata una tassa sui condizionatori nascosta.

Tassa sui condizionatori: come funziona, quanto costa e multe.

Secondo la nuova normativa sull'obbligo di libretto per i condizionatori, i proprietari dell'impianto dovranno sborsare una cifra tra i 180 e i 220 euro per il rilascio del libretto, che salirebbero a 300 nel caso in cui i condizionatori siano più di uno.

A questa cifra, dovrà sommersi quello del costo della revisione periodica dell'impianto.

In caso d'inadempienza, sono previste multe da 500 e 3000 euro, a seconda di quanto previsto dai regolamenti comunali, per i proprietari dell'impianto. Multe che diventano tra 1000 e 6000 euro per i manutentori che non effettuano la revisione rispettando rigorosamente la normativa.

Sull'argomento è però intervenuta una norma del ministero che precisa che la norma, in vigore già dal giugno 2014, riguarda in realtà solo gli impianti con potenza superiore a 12kw escludendo, quindi, gli impianti domestici. Una precisazione che, comunque, non tranquillizza le associazioni che, fanno notare, le spese sostenute da commercianti, locali pubblici e studi professionali, finiranno comunque per ripercuotersi sui consumatori.