I conti del governo Renzi non tornano, ed a settembre il ministro Padoan sarà costretto a rimodulare le stime fatte in precedenza. Mancano all'appello la bella cifra di 13 miliardi di euro e lo spettro di una nuova stangata inizia ad aleggiare sopra le teste dei contribuenti italiani. Renzi deve reperire almeno 5 miliardi per evitare il taglio dei bonus destinati all'uscita anticipata e all'estensione degli 80 euro anche ai pensionati,e altri 8 per scongiurarel'aumento dell'Iva che scatterà in automatico qualora il governo non dovesse rispettare i conti.

L'aumento dell'Iva è una clausola di salvaguardia

L'aumento dell'Iva al 24% nel 2017 e al 25% nel 2018 è stato inserito dal governo come unadelle "clausole di salvaguardia" approvate per garantire gli obiettivi fissati con la legge di stabilità. L'aumento dell'Iva secondo le previsioni porterebbe nelle casse dello stato un gettito di poco superiore ai 15 miliardi nel 2017 e di quasi 20 miliardi nel 2018, e per la famiglie italiane comporterebbe una stangata di quasi 1.000€ a famiglia nel biennio 2017 - 2018, anche se il maggior gettito previsto è ricavato sulla base degli introiti ricavati dall'aliquota attuale, ed un aumento dell'Iva potrebbe provocare una flessione al ribasso dei consumi, con conseguente calo delle entrate anche per l'erario.

La tempistica è ostile al governo

Un altro ostacolo per l'esecutivo è rappresentato dalla tempistica. La legge di stabilità deve essere approntata entro la prima metà di Ottobre, mese in cui è previsto lo svolgimento del referendum costituzionale: non certo il momento migliore per il governo per imporre nuove tasse e non tenere fede agli impegni assunti con i pensionati, questioni che potrebbero influenzare, positivamente o negativamente, l'esito del referendum, che ad oggi non è affatto "scontato", come sanno bene anche i vertici del Pd, che hanno paventato di rimandarlo alla primavera del prossimo anno, "in modo da avere il tempo necessario per fare capire il decreto ai cittadini".Il premier nelle ultime settimane ha anche cercato di smarcarsi e depersonalizzareil referendum, dopo averlo promosso come test per il governo, annunciando di essere pronto a rassegnare le dimissioni nel caso dovesse vincere il fronte contrario alla riforma.