L’Agenzia delle entrate, quando chiede chiarimenti al contribuente, non può fare domande a sorpresa. E se il contribuente, sotto pressione per l’interrogatorio degli ispettori del fisco, risponde d’impulso e in modo frettoloso, le sue dichiarazioni non sono utilizzabili e l’accertamento che ne consegue non è valido. Lo rammenta la sentenza numero 38/2/2017 della Commissione tributaria regionale di Reggio Emilia. Niente domande impreviste, quindi, che non siano inerenti ai temi della convocazione, sia che l’incontro avvenga nella sede dell’Agenzia che presso quella del contribuente.

Ma andiamo con ordine e vediamo come devono svolgersi le cose.

Agenzia delle entrate: le regole del gioco

Prima di tutto il fisco deve rispettare sempre il diritto alla difesa del contribuente e il principio della buona fede. E in questo caso significa rispettare anche delle specifiche procedure, a partire dalla convocazione:

  • l’Agenzia delle entrate deve informare il contribuente con un preavviso via raccomandata, con avviso di ricevimento o con il messo notificatore.
  • Il contribuente ha il diritto di farsi rappresentare da un terzo delegato.
  • A fronte delle richieste dell'Agenzia delle entrate, il contribuente ha la possibilità di fornire risposta entro un termine non inferiore a 15 giorni.

Nulla da eccepire, come sottolineano anche "Il Sole- 24 Ore" e "La legge per tutti.it", sul fatto che durante i controlli l’Agenzia delle entrate, per decidere l’accertamento fiscale, abbia il potere di chiedere informazioni al contribuente; per esempio, sulla sua situazione economica, sul suo livello di reddito, sui pagamenti che ha effettuato e su quelle che possono sembrare movimentazioni magari poco chiare.

Ma se gli ispettori del fisco sottopongono il contribuente a una serie di domande a sorpresa, magari insistendo per avere una risposta al momento, si comportano in modo illegittimo e le informazioni ottenute dal contribuente in questo contesto non possono essere utilizzate come base della successiva rettifica del reddito.

Agenzia delle entrate: si può prendere tempo

Insomma, durante la visita dell'Agenzia delle entrate mai farsi prendere dalla fretta: non si deve pensare che le cose peggiorino, senza una risposta immediata alla domanda dei suoi ispettori; anche se non si ha nulla da temere, perché tutto è in regola, è sempre meglio prendere tempo e avvalersi della possibilità di rispondere nel termine minimo di 15 giorni. E magari, per dormire sonni un po' più tranquilli, forse vale la pena nominare un difensore.