L'Iva aumenterà sicuramente, anzi no, anzi si. Il Governo, per mezzo del ministro del Tesoro e delle Finanze, Pier Carlo Padoan sta cercando di fare di tutto per evitare che le famose clausole di salvaguardia, concordate con Bruxelles, non scattino automaticamente, ma l'impresa sembra veramente una 'mission impossible'. Anche l'Ufficio parlamentare di Bilancio, che certamente non è un organo di governo, bensì il controllore del governo stesso, che deve verificare se le previsioni di politica economica sono ragionevolmente raggiungibili e realizzabili, ha indicato la settimana scorsa che sarà veramente difficile impedire che le clausole non scattino in maniera automatica.

Infatti per impedirlo occorrerebbe trovare almeno 5 miliardi entro l'autunno prossimo. Il problema è che mancano ben 14 miliardi per impedire un effettivo passaggio dell'aliquota ordinaria dal 22 al 25%. Quindi per evitare un aumento così secco e traumatico si è pensato bene di far salire, ma solo 'leggermente', si fa per dire, le altre 3 aliquote Iva che vigono nel nostro ordinamento giuridico e, in particolare, fiscale. Quindi quella che attualmente è al 10%, e che si applica a tutti i beni maggiormente acquistati, quindi quelli di largo consumo, invece di passare direttamente al 13%, sarà alzata al 11,5%. Ma, comunque, questa sorta di tregua varrà solo per quest'anno. Difatti è già previsto che gli aumenti non attivati ora, verranno diluiti nei prossimi anni.

Nonostante, infatti, nei giorni scorsi il Ministro Padoan abbia cercato di gettare acqua sul fuoco, tornando sui suoi passi, e affermando che le sue erano soltanto "ipotesi", che poi la stampa e i commentatori, nonché gli avversari politici del governo, si sono affrettati a dare per certezze, la verità è che da più parti era già stato suggerito al responsabile delle Finanze di valutare attentamente una variazione delle aliquote Iva.

Suggerimento arrivato in primis dalla Corte dei Conti, come ricordavamo in un precedente articolo, in secundis dall'Ufficio parlamentare di Bilancio e in ultimo anche dalla Banca d'Italia, per bocca del suo rappresentante presso il ministero del Tesoro.

Aumento delle accise sulla benzina dal 2019

Anche per quanto riguarda le accise sul prezzo della benzina è stato deciso di rinviare l'aumento al 2019 per poter evitare ulteriori fibrillazioni all'interno della maggioranza di governo.

Sopratutto nell'ala che fa capo all'ex premier Matteo Renzi. Il problema è che, come rilevava Chiara Busini nella sua analisi della situazione sul Fatto Quotidiano online, ciò contrasta nettamente con una norma introdotta nel 2016 nel nostro ordinamento giuridico di riforma del Bilancio statale, secondo la quale non si possono predisporre degli aumenti automatici delle tasse per trovare le coperture per deficit futuri. In pratica, in questa maniera si crea debito. Proprio ciò che si voleva evitare con la norma approvata.

In definitiva il governo, spera che con questa ulteriore manovra, necessaria per accontentare Bruxelles, si possano sterilizzare i famosi aumenti delle clausole di salvaguardia. Ma come abbiamo visto la strada è tutta in salita.