Rompere il matrimonio "per finta", per ottenere benefici come un assegno sociale, per pagare meno tasse, o per guadagnare un punteggio maggiore per l'assegnazione delle case popolari o in altre graduatorie. Si tratta di un fenomeno che non è nuovo e che per la sua natura è difficilmente tracciabile. Ma secondo alcune stime è quanto farebbero il 7% circa di coloro che chiedono la separazione dal coniuge. Un esercito silenzioso di circa 6.000 coppie su 91.000 che ogni anno fanno le pratiche della separazione. La giornalista Paola Lalli di Adnkronos ha deciso di indagare su questo fenomeno: vediamo cosa è emerso.

La parola ad un avvocato matrimonialista

E' l'avv. Gian Ettore Gassani, presidente dell'Associazione degli avvocati matrimonialisti, a stimare che circa il 7% delle separazioni siano fittizie, fatte per ottenere dei benefici, anche se precisa che il dato si riferisce ad un paio d'anni fa. Si tratta di un fenomeno difficile da tracciare, in quanto chi si rivolge agli avvocati non rivela l'intenzione di volersi separare per ottenere dei benefici. Ma l'avvocato ammette che per le coppie con un reddito medio-alto può essere conveniente, e non solo per quanto riguarda le tasse.

Un esempio pratico

Carla e Marco sono una coppia 70enne sposata da molti anni in regime di comunione dei beni, ma alcuni anni fa hanno deciso di separarsi, almeno per quanto riguarda le istituzioni, visto che il loro rapporto non è cambiato.

Hanno firmato quel foglio di carta, sostenendo una spesa di poche centinaia di euro, solo per risparmiare sul fisco. Entrambi in pensione hanno entrambi una casa di proprietà, e pur vivendo insieme hanno sempre mantenuto le residenze separate. Quando sono venuti a mancare i genitori di Marco la coppia ha ereditato un'altra casa che hanno deciso di affittare, ma figurando come terzo immobile della famiglia la pressione fiscale su di esso era elevatissima.

A questo punto decidono di separarsi - pur rimanendo insieme - in modo da ridurre il carico fiscale.

Quello citato sopra è uno dei tanti esempi possibili. I motivi che spingono le coppie a separarsi sono molteplici. C'è chi lo fa per fare ottenere ad uno dei due coniugi l'assegno sociale, chi invece per mantenere il diritto a risiedere in un alloggio popolare e chi per aumentare il punteggio per riuscire a conseguirlo.

Chi possiede più immobili risparmia

Guido Rosignoli, direttore dell'Istituto nazionale esperti contabili spiega ad Adnkronos che chi possiede più di una casa ottiene un risparmio, in quanto separandosi e spostando la residenza ciascun coniuge in un immobile questi figurano come prime case, e non sono soggette all'imposizione di Imu e Tasi. In alcune città inoltre chi vive da solo ha diritto a sconti sulle tasse comunali. Infine nel caso di una coppia con un solo reddito cospicuo fingere di separarsi e corrispondere un assegno di mantenimento - che è deducibile dalle tasse - può servire ad abbassare l'aliquota fiscale.

Il calcolo dell'Isee

Fino a qualche anno fa i vantaggi riguardavano anche il calcolo dell'Isee, parametro che determina la situazione economica di una famiglia ed in base a questa consente di ottenere benefici o sgravi di vario genere.

Per esempio l'importo delle tasse universitarie da pagare, la tariffa della mensa scolastica, e molte altre cose vengono determinate in base alla fascia di reddito Isee. Ora che il reddito dei genitori si somma anche nel caso che siano separati alcuni vantaggi sono venuti meno. In passato non era così, pertanto le separazioni risultavano ancora più vantaggiose.

Intervenire non è facile

Intervenire a livello legislativo per arginare questo fenomeno non è affatto facile. E' praticamente impossibile quali separazioni siano fittizie, e intervenendo in modo indiscriminato si corre il rischio di penalizzare chi si separa davvero.