Negli ultimi tempi si è parlato molto di volano turistico, di investimenti nel settore ed un aumento del flusso dei turisti nelle nostre città. Addirittura, per quanto riguarda Venezia, sono addirittura troppe le persone che la visitano. Il Governo non ha perso tempo e ha trovato l'occasione giusta per tassare in modo deciso gli affitti a breve termine, ovvero quelli turistici.
La famosa tassa Airbnb
In realtà non è una tassa che riguarda solo Airbnb, ma tutti gli operatori ed intermediari immobiliari che operano nel settore degli affitti a breve termine.
La legge, emanata il 12 luglio scorso, coinvolge anche tutti i portali online di prenotazione immobili come ad esempio Booking. La prima scadenza per adeguarsi era il 17 luglio ma è saltata, ora bisogna capire se è stata rispettata la seconda fissata per il 16 agosto, data termine per versare le imposte raccolte dagli operatori del settore. Le sanzioni, per chi non si adegua alla normativa, arrivano fino al 30% dell'incasso.
È una legge che sta facendo molto discutere, non solo perché in questo modo i prezzi non farebbero altro che salire, diminuendo così il flusso turistico, ma anche perché si addossa all'intermediario la responsabilità di raccogliere le imposte. La tassa sugli affitti, in realtà, già esiste ma visto che sotto i 30 giorni di permanenza non c'è l'obbligo di comunicare in questura i nominativi degli ospiti i proprietari evitavano anche di registrare il contratto.
C'è da dire che la non registrazione degli affitti a breve termine esiste quasi in tutto il mondo, o meglio esistono altre regole ma non così vessatorie. Per quanto riguarda la raccolta e il successivo versamento dell'imposta al 21% allo Stato gli operatori probabilmente si stanno avvalendo di una norma contenuta nello Statuto del contribuente.
Ovvero dell'obbligo di concedere al contribuente 60 giorni di tempo per adeguarsi tecnicamente alle disposizioni. L'Agenzia delle Entrate non si è espressa in merito in quanto in quanto le imposte, anche se versate dopo 60 giorni, vanno comunque dovute a partire dalla data di emanazione della legge.
Le proteste dei portali di intermediazione
In prima fila nelle proteste troviamo Airbnb che accusa una violazione dei termini di territorialità e di privacy. Già da giugno il portale propose un tavolo di discussione con l'Agenzia delle Entrate confidando "che si possa aprire un confronto serio su accordi caso per caso, nel rispetto delle diversità del mercato e degli operatori, a beneficio di chi ospita...Adeguarsi è impossibile" ma purtroppo finora i suoi appelli sono rimasti inascoltati e la confusione generata proprio nel periodo estivo non giova al turismo.