Una recente analisi pubblicata dalla Corte dei Conti mette in guardia contro il rischio di default o fallimento di molti tra i più grandi Comuni italiani. Tra questi, oltre a Roma Capitale ci sarebbero Napoli, Torino e Messina per citare solo alcuni esempi, ma l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Il problema fondamentale sarebbe da ricercare nella abnorme differenza tra tasse e contravvenzioni da riscuotere e importo effettivamente incassato dalle varie Città.

I casi di Roma e Napoli

Per esemplificare la Corte dei Conti nella sua analisi evidenzia come a Napoli, in tutto il 2016, il Comune ha incassato una percentuale irrisoria delle entrate attese sugli anni precedenti, per la precisione l'1,75%.

Ciò evidenzia, secondo i magistrati contabili, una strutturale incapacità di riscossione da parte delle autorità municipali. Per la Corte serve un repentino e immediato cambio di passo per poter invertire una tendenza molto pericolosa per la tenuta stessa del bilancio comunale. Anzi, i magistrati contabili si spingono a chiedere di predisporre un piano di intervento da portare alla loro attenzione entro la metà di dicembre e che sia in grado di evitare il fallimento del Comune.

Anche la Capitale non se la passa tanto bene secondo l'analisi della Corte dei Conti, anche se non siamo ancora ai livelli di Napoli. Comunque, da quanto risulta ai magistrati contabili l'anno scorso sono entrate nelle casse comunali, di fatto, solo il 25% circa delle contravvenzioni elevate ad automobilisti e locali commerciali.

Inoltre mancano all'appello circa il 50% delle rette degli asili nido, come delle tariffe per il servizio di scuolabus. Se a questo si aggiunge il rischio di non incassare il maxi - credito da parte di Atac, per la quale è in corso da parte del Tribunale l'esame del Concordato preventivo con la speranza di evitare il fallimento della società, i conti comunali sono veramente in fibrillazione.

I motivi del dissesto

Gli esempi citati sono, forse, i più eclatanti ma non sono certo gli unici. Dopo un periodo più o meno lungo di silenzio, ora i potenziali fallimenti comunali ricominciano a venire alla ribalta, interessando non più solo piccole realtà ma, come abbiamo visto, grandi città - metropolitane da Nord a Sud indifferentemente.

Ma quali sono le cause di questi potenziali fallimenti?

Secondo i dati pubblicati nel report della Corte dei Conti, infatti, il problema non starebbe nei tagli alla spesa per servizi o al rispetto di altri vincoli come il Patto di stabilità, che, peraltro per legge è uscito dal perimetro della finanza locale. Anzi, da un certo punto di vista, in questo senso i Comuni italiani sono diventati estremamente virtuosi. Infatti, nel complesso, il debito è calato e la spesa per investimenti è aumentata e indirizzata in maniera più efficace. Il problema comune a tutti gli Enti locali sarebbe la scarsa capacità di riscossione che impedisce di far entrare nel bilancio comunale tutte le risorse necessarie che servono, poi, a finanziare le spese necessarie.

Solo per fare un esempio, a livello aggregato in tutto il 2016 sono state elevate contravvenzioni per 1,7 miliardi di euro, ma sono state incassate effettivamente somme pari a circa 600 milioni di euro. In percentuale circa il 35%. E lo stesso dicasi per i tributi, come la Tari, anche se le percentuali di mancata riscossione sono inferiori e prossime al 25% circa.

Quello che non viene incassato si trasforma in arretrato. O, come si dice in gergo tecnico, in residui attivi. Questi dovrebbero essere incassati negli anni successivi, se non che una norma impone ai sindaci di eliminare dai bilanci le potenziali entrate non più riscuotibili. Queste, secondo i calcoli della Ragioneria Generale dello Stato, ammonterebbero a circa 30 miliardi e una cifra di uguale importo consisterebbe in residui ancora da riscuotere.

Per di più, l'attuale Legge di Bilancio vuole imporre ai Comuni di accantonare in un Fondo già esistente somme proporzionali alle mancate riscossioni, che quindi risultano bloccate e non utilizzabili per la comunità cittadina. Le conseguenze in mancati servizi sono immaginabili e destinate, purtroppo, ad aumentare se non si porrà rimedio alla situazione.