Il caso Tari si è rivelato uno scandalo di portata nazionale, ma potrebbe presto essere sostituito da un altro caso, con al centro sempre il trattamento dei rifiuti, ma in questo caso specifico si tratta dei rifiuti di plastica. E lo scandalo riguarderebbe il criterio di calcolo del contributo pagato dai Comuni italiani al Consorzio Corepla, che si occupa della raccolta della plastica. Il risultato, però, è sempre lo stesso, a rimetterci sono sempre le tasche dei comuni cittadini che devono pagare una tassa più alta di quella effettivamente dovuta.

Vediamo, quindi, di capire qualcosa di più circa questa nuova 'svista'.

Lo studio dell'Università della Campania

L'Università della Campania, in particolare il Dipartimento di Statistica, ha esaminato minuziosamente il metodo utilizzato dai Comuni italiani per calcolare gli importi incassati per la raccolta differenziata della plastica. E sono emerse diverse falle. Se si considera che stiamo parlando di circa 1,5 miliardi di euro in 5 anni, si comprendono subito gli ordini di grandezza e gli interessi in gioco.

Secondo l'indagine svolta dalla professoressa Rossana Verde, della Facoltà di Statistica dell'Università della Campania, il procedimento adottato dal Corepla, che in base ad un accordo con l'Anci paga ai Comuni una quota fissa per la raccolta presenta diversi aspetti poco chiari o delle vere e proprie falle.

Innanzitutto, si basa su delle analisi statistiche effettuate su un campione eccessivamente piccolo per un fenomeno di portata così grande e variabile. Questo genera degli errori di natura campionaria ma anche di altro genere talmente diffusi e frequenti che è difficile anche enumerarli tutti. Di conseguenza, si producono due risultati differenti ma collegati tra loro.

In primo luogo,da un punto di vista puramente accademico, i risultati statistici non risultano attendibili. Ma, in secondo luogo, questo significa, più prosaicamente, che alcuni Comuni, e quindi i loro residenti, hanno pagato una tariffa più alta mentre altri una più bassa. Oltretutto sarebbero stati evidenziati sia dall'Anci che dall'Anac, l'Autorità anti corruzione, limiti relativi alla trasparenza e alla mancanza di terzietà del sistema.

Il giro d'affari del riciclo della plastica

I volumi d'affari generati dal riciclo della plastica sono di tutto rispetto e tali da incidere profondamente sui bilanci comunali. Infatti, per ogni tonnellata di materiale plastico riciclato nelle casse dei vari Comuni entrano 300 euro. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2016 il Corepla ha gestito circa 960 mila tonnellate di materiale plastico e questo a garantito ai vari Comuni dove viene applicato questo sistema circa 280 milioni di euro di ulteriori entrate.

Il problema è che i contributi vengono erogati in base a delle analisi della qualità dei rifiuti effettuate da società scelte direttamente dal soggetto erogatore, il consorzio Conai di cui il Corepla fa parte.

Questo il limite di terzietà evidenziato anche da Anac. Se a questo si sommano le inefficienze tecniche del metodo di calcolo, si comprende quali siano le proporzioni de problema.

Da parte sua il Corepla rivendica la bontà delle sue metodologie di calcolo. Tanto è vero che i Comuni stessi non si sono mai lamentati. Il Presidente di Corepla, Antonello Ciotti, non nasconde che qualche problema esiste, ma sarebbe riferito a pochi casi. Si stanno valutando i fatti, ma si tratta di problemi gestionali e non di calcolo, ribadisce il Presidente Ciotti. E sulla terzietà delle aziende che effettuano le analisi per conto del consorzio dice di essere sereno in quanto vengono scelte con criteri estremamente severi. Anche se, forse su quest'ultimo aspetto l'Anci non sembrerebbe molto d'accordo. Vedremo cosa accadrà.