I cittadini di molti Comuni dovranno probabilmente rassegnarsi ad un aumento della Tari per l’anno 2018. A leggere tra le righe della Legge di Bilancio 2018 si trovano sempre sorprese non proprio piacevoli, pronte ad essere approvate per trasformarsi, silenziosamente, in nuovi balzelli. E’ questo il caso della Tari, l’imposta comunale sui rifiuti che ha sostituito la vecchia Tares, oggetto di una specifica norma contenuta nel documento finanziario in fase di approvazione e che sembra essere studiata apposta per aprire la strada ad una nuova stangata da parte dei Comuni.

Via libera agli aumenti della Tari nel 2018

Il via libera ad una probabile stangata da parte dei Comuni sulla Tari 2018, viene da una disposizione contenuta nella Legge di Bilancio 2018 che blocca, per il prossimo anno, i tributi comunali. Unica eccezione è prevista proprio per la Tari che viene espressamente definita ‘liberamente manovrabile’, insieme alla Tassa di soggiorno pagata dai turisti e alla Tassa per l’occupazione di aree e spazi pubblici pagata dagli esercizi commerciali.

Appare quindi scontato che il principale strumento per fare cassa in mano ai Comuni nel 2018 sarà proprio la Tari, in virtù del fatto che potrà essere imposta ad una platea maggiormente ampia che raccoglie sia privati cittadini che aziende.

Chi deve pagare la Tari, la tassa sui rifiuti imposta dai Comuni

Come è noto, infatti, la Tari è l’imposta, introdotta nel 2014 in sostituzione della vecchia Tares, dovuta da tutti coloro che, a qualsiasi titolo, detengono aree o locali suscettibili di produrre rifiuti. Una imposizione, quindi che riguarda sia affittuari che proprietari di immobili destinati ad uso abitativo o commerciale.

Quella inclusa nell’ultima Legge di Bilancio è una novità destinata, nel caso dei Comuni che dovessero decidere di ricorrere ad aumenti della tassa sui rifiuti, a rendere ancora più ingarbugliata l’interpretazione di un’imposta che è già stata fatta oggetto di diverse precisazioni suscettibili fi produrre un’ondata di richieste di rimborsi.

Ci riferiamo, per la precisione, al recente pronunciamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha dichiarato illegittimo il calcolo della parte variabile della Tari, quella legata al numero dei componenti della famiglia, per le pertinenze quali garage, cantine e solai. Tutti i contribuenti che si sono visti gonfiare in questo modo l’imposta potranno ora chiedere il rimborso, così come potranno fare anche i cittadini di quei Comuni che, nonostante una sentenza di illegittimità da parte della Cassazione, continuano ad applicare l’iva sulla tassa dei rifiuti.