La TARI è la tassa sulla gestione dei rifiuti, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti. E' stata introdotta con la legge di stabilità per il 2014.

Alcuni Comuni hanno commesso un errore di calcolo dell'ammontare della tassa, consistente nel moltiplicare la parte variabile per il numero delle pertinenze, cosicchè è stato determinato, dal 2014 ad oggi, un importo decisamente più elevato rispetto a quello che i contribuenti avrebbero dovuto effettivamente pagare.

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha allora deciso di pubblicare la Circolare del 20 novembre 2017 n. 1/DF, contenente le indicazioni sul ricalcolo della parte variabile della Tari e sulle modalità di rimborso della quota pagata in eccedenza dal 2014 ad oggi.

Chiarimenti della Circolare

La Circolare del MEF specifica che:

- la parte variabile deve essere calcolata una sola volta per tutta la superficie dell'utenza domestica e non moltiplicata per il numero delle pertinenze, altrimenti si perverrebbe erroneamente ad un importo di gran lunga superiore della tassa rispetto a quello effettivamente da pagare, in quanto si moltiplicherebbe immotivatamente il numero degli occupanti dell'utenza domestica;

- la superficie totale dell'utenza domestica corrisponde alla somma dei metri quadrati dell'abitazione e delle relative pertinenze;

- il contribuente che riscontra un errore nel calcolo della tassa versata, può richiedere il rimborso di quanto non dovuto, entro cinque anni dalla data del versamento.

Richiesta di rimborso

La Circolare impone la regola in base alla quale "la quota variabile deve essere calcolata una sola volta sulla superficie totale dell'utenza domestica".

Per vedere se siamo tra i contribuenti che hanno subito l'errore di calcolo, occorre innanzitutto ricordare che la TARI è composta da due quote, una fissa, relativa ai metri quadrati dell'abitazione, e una variabile, relativa ai componenti il nucleo familiare.

Sul bollettino del pagamento dobbiamo andare a ricercare le voci PF (parte fissa) e PV (parte variabile) e se quest'ultima è troppo elevata rispetto alla prima, quasi sicuramente l'errore c'è.

L'associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori (ADUC) ha stimato che ogni persona paga circa 40-50 euro ogni metro quadro dell'abitazione arrivando a sottolineare come un erroneo calcolo della parte variabile per ogni pertinenza potrebbe far pagare fino a 400 euro in più all'anno che, moltiplicate per ogni anno dal 2014, arrivano ad una bella cifra.

Per ottenere il rimborso, occorre inviare una richiesta di ricalcolo dell'imposta, a mezzo raccomandata A/R o a mezzo pec, al Comune o al gestore del servizio, intimando il rimborso entro e non oltre 30 giorni. Se il Comune risponde con esito negativo, si hanno 60 giorni di tempo per impugnare la risposta e ricorrere in Commissione Tributaria, che diventano 90 in caso di non risposta da parte dell'ente locale.