La tassa sui rifiuti (Tari) è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi. Un giovane deputato del M5S portò alla luce, grazie a un interrogazione parlamentare, l'errore nel calcolo della tassa da parte dei Comuni e così il Ministero delle Finanze, una volta riconosciuto, ne ha disposto i rimborsi.

Ora i Comuni non sanno come restituire i soldi

Ma cos'è successo nello specifico?

In pratica, nella bolletta, oltre alla quota fissata legata ai metri quadri è prevista anche una parte variabile legata al numero degli abitanti della casa. Questa parte variabile è stata poi moltiplicata per ogni singola pertinenza ovvero sono state calcola come persone anche i garage e cantine. Una volta che il dipartimento delle Finanze ha certificato l'errore ha elaborato dei moduli da presentare ai comuni per ottenere il rimborso. Fin qui va tutto bene, il problema è che i comuni non hanno i soldi per i rimborsi. Oltre il danno, dunque, di aver pagato di più del dovuto ora sembra esserci anche la beffa, in quanto non sanno come restituire i soldi in più versati. Per trovare i fondi le amministrazioni locali dovrebbero applicare una tassa extra per tutti, anche a chi ha pagato di più.

La situazione per le pubbliche amministrazioni è delicata, perché non possono giustificare il maltolto in nessun altro modo: se il servizio di raccolta dei rifiuti costa 100 la bolletta deve essere di 100. Essendo la tassa legata al costo del servizio, chi ha pagato di più lo ha fatto per chi ha pagato meno, ovvero il totale deve essere sempre quello.

La logica suggerisce che basterebbe rifare i conti per tutti e richiedere a chi ha pagato meno di versare la differenza così da rimborsare che ha pagato di più, il problema però è che i comuni non hanno a disposizione i dati necessari per automatizzare questo processo.

C'è anche chi non riconosce di aver sbagliato

Ad aggiungersi a tutto questo pastrocchio ci sono anche quei comuni che si ostinano a dire di non aver sbagliato, aggiungendo dunque ulteriori problemi.

Il Sole24ore suggerisce una soluzione al problema, ovvero che lo Stato predisponga una norma ad hoc per permettere ai Comuni di rimborsare il maltolto attingendo alle voci di bilancio. La politica però non sembra intenzionata per ora, la tornata elettorale nazionale si avvicina e non vogliono preoccuparsi di ricadute negative sul voto.